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«iCloud è antiquato» l’ex boss di OS X lancia l’alternativa Upthere

Cambiare completamente il modo con cui i contenuti vengono memorizzati sulla nuvola. Questa è la promessa e anche l’obiettivo di Upthere, nuovo servizio cloud ideato da Bertrand Serlet, ex Vice President del software engineering di Apple che ha realizzato una piattaforma ad hoc per archiviare contenuti digitali sul cloud.

Una volta che l’utente ha caricato le proprie foto sui server Upthere, i contenuti possono essere ricercati e condivisi da qualsiasi dispositivo Mac, iOS e Android. Un po’ come Dropbox, ampiamente diffuso ed apparentemente difficile da eguagliare, anche se l’azienda fondata da Serlet ritiene che il proprio servizio sia in possesso di tutte le carte in regola per poter realmente competere con i migliori.

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iCloud è antiquato e nessuno lo capisce

«iCloud ha una tecnologia antiquata, in più non risolve i problemi di capacità e frammentazione dei file che gli utenti hanno ormai disseminato tra decine di dispositivi diversi. Pensiamo di poter fare meglio sotto più fronti» dichiara senza troppi giri di parole Chris Bourdon, CEO della società, che precisa ulteriormente il colpo contro il cloud di Cupertino «Abbiamo parlato con un sacco di persone a riguardo e tutte, all’unanimità, hanno confermato di non capire iCloud. Per noi questo è un segno».

I fondatori di Upthere sostengono che l’idea di memorizzare i file in locale sia un male per i consumatori. Ormai abbiamo tanti dispositivi per creare e fruire dei contenuti, ed è per questo che nasce Upthere. Il punto di forza risiederebbe nei server, costruiti interamente dalla società, che avrebbe ideato ed assemblato chassis, scheda madre e tutti gli altri componenti.

L’applicazione Upthere per iOS è stata rilasciata di recente (per il momento solo in USA) chiudendo definitivamente il periodo di prova della versione beta, disponibile già da diversi mesi. Una delle future opzioni che la società ha in mente di integrare nel software riguarda la possibilità di inviare le foto direttamente sul cloud anziché memorizzarle prima nella memoria locale del dispositivo. Questa funzione richiederebbe una connessione LTE o Wi-Fi che potrebbe dimostrarsi un’arma a doppio taglio quando usata nei luoghi più remoti.

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