Nella prima metà del 2015 gli incassi delle vendite su vinile hanno superato di 60 milioni di dollari quelle derivanti dai servizi in streaming supportati dagli annunci pubblicitari. È quanto emerge dagli ultimi dati comunicati dalla RIAA (Recording Industry Association of America), l’associazione statunitense dell’industria discografica. Da gennaio a giugno di quest’anno gli album su vinile e gli EP (minialbum) hanno prodotto 221.8 milioni in termini di valore complessivo, un incremento del 52% anno su anno. Lo streaming con pubblicità da servizi quali YouTube, Vevo e la versione gratuita di Spotify, cresce ma non altrettanto velocemente: ha contribuito con entrate pari a 162.7 milioni di dollari, numeri ad ogni modo in crescita del 27% anno su anno.
I vinili sono da tempo tornati di moda, un fenomeno che nei soli Stati Uniti ha permesso di passare da 3.9 milioni di supporti venduti nel Duemila ai 9.2 milioni del 2014. Tra le spiegazioni del fenomeno: la presunta maggiore qualità audio, il gusto di avere su uno scaffale i dischi in questo formato, il supporto di tanti artisti che amano il vinile e spesso curano gli album con materiale extra e pezzi inediti esclusivamente in questo formato. Nella prima metà dell’anno si calcola siano stati venduti già più di 9 milioni di dischi, di cui 400.000 tra 45 giri ed EP da 10 pollici.
Anche gli ultimi dati della FIMI (Federazione Industria Musicale Italiana) dicono che il vinile è sempre forte, trainato dall’e-commerce: è in salita del 72% rappresentando oggi il 4% del mercato. Lo streaming (audio e video) arriva a rappresentare il 26% di tutto il mercato discografico ed il 62% del digitale: è cresciuto complessivamente del 37% con 17,3 milioni di euro. Il digitale, per intero, ha generato 28,1 milioni di euro e rappresenta il 43% del mercato.
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