Da molti anni vediamo banner che compaiono quando apriamo nuovi siti web con richieste di confermare l’accettazione o meno dei cookie di tracciamento. La Commissione europea si è finalmente resa conto di quanto possano essere fastidiose queste continue richieste e vuole ridurre la cosiddetta “stanchezza da consenso”.
Lo riferisce il sito Politico spiegando che diversi aggiustamenti sono previsti per cercare di ridurre il più possibile il numero di banner.
Una prima soluzione potrebbe essere quella di consentire agli utenti di definire una tantum il comportamento predefinito quando incontrano questi banner. L’utente potrebbe indicare la sua scelta (rifiutare o accettare) al browser (Safari, Chrome, Firefox, ecc) e da quel momento sarà il browser stesso che comunicherà ai vari siti l’indicazione, senza bisogno che questi ultimi visualizzino banner ad ogni visita a un nuovo sito. Altra possibile soluzione potrebbe essere la riduzione dei banner fondamentali, consentendo l’esclusione di finestre di consenso nei casi di cookie strettamente tecnici (fondamentali) o utili per statistiche semplici.
Non è semplice tenere in considerazione tutte le problematiche e il rischio è uno scontro tra chi sviluppa siti web e cultori della privacy. L’obiettivo della Commissione è ad ogni modo “mantenere un equilibrio tra salvaguardia della privacy e la conservazione della competitività per l’industria tecnologica europea”, ha spiegato Franck Thomas, responsabile policy di IAB Europe, associazione che si occupa di advertising.
La direttiva ePrivacy
La direttiva ePrivacy del 2002, modificata nel 2005 e nel 2009, consente l’uso dei cookie per scopi legittimi. Questi piccolo file, lo ricordiamo, possono essere copiati sul computer e in alcuni casi sono fondamentali per offrire servizi (consentono, ad esempio, di ricordare cosa aveva lasciato nel carrello di un sito di e-commerce l’utente).
Al primo accesso a un sito è richiesto il consenso, scelta che rimane valida per i successivi accessi. Attualmente ad ogni visita a un nuovo sito web bisogna fare slalom tra notifiche, banner, popup e quanto altro per consentire all’utente di accettare o no la gestione dei cookie, elementi che il più delle volte sono semplicemente ignorati da utenti stanchi di vedersi bombardati da messaggi di tutti i tipi e che comportano la “stanchezza da consenso” alla quale abbiamo cenno all’inizio.

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