Le etichette discografiche Sony, Warner e Universal hanno chiesto alla Corte Suprema aiuto per fermare alcuni pirati del web. Il conglomerato giapponese e altre etichette hanno depositato le rispettive memorie legali nell’ambito del caso che negli Stati Uniti è noto come “Cox Communications v. Sony Music Entertainment”, una causa che riguarda il fornitore di servizi internet via cavo il quale respinge le richieste delle etichette che pretendono il recesso contrattuale in massa di alcuni abbonati a connessioni a banda larga, accusati di ripetute violazioni dei diritti d’autore.
L’eventuale decisione della Corte Suprema nel caso in questione potrebbe permette di stabilire se gli internet service provider (ISP) siano effettivamente obbligati a sospendere definitivamente le connessioni dei presunti pirati al fine di impedire “massicce passività finanziarie” lamentate dalle etichette.
Cox, tra i più grandi operatori di banda larga e via cavo negli Stati Uniti, sostiene che le segnalazioni di notifiche di violazione del copyright (generate da bot e meccanismi che individuano indirizzi IP che scaricano o riversano materiale illegale) non sono affidabili; afferma inoltre che gli ISP non possono verificare l’accuratezza delle segnalazioni e che chiudere gli account comporterebbe una punizione per tutti gli altri utenti in una abitazione, anche quando una sola persona potrebbe avere illegalmente scaricato materiale coperto da copyright. Le etichette discografiche, non vogliono sentire ragione ed esortano la Corte Suprema a respingere tali argomentazioni.
Due pesi e due misure
“Cox cerca di indorare la pillola sottolineando la centralità dell’accesso a internet nella vita moderna, dimenticando di menzionare che non avuto remore nel bloccare 619.711 fruitori per mancati pagamenti di abbonamenti nello stesso periodo nel quale ha bloccato solo 32 account per abuso seriale del diritto di autore”, spiegano le etichette nel memo consegnato alla Corte. E ancora: “Benché Cox alimenti le paure nei confronti di nonni innocenti e strutture ospedaliere, interrompendo le connessioni ai internet, ignora il problema quando sono altri utenti a commettere illeciti diversi”. Per sua stessa ammissione, secondo Cox alcuni abbonati sono “trasgressori recidivi”, contravventori che – fa capire l’accusa – preferisce non bloccare perché pagano ad ogni modo la connessione.
In Italia la pirateria è diventata un’abitudine praticata da quasi quattro italiani adulti su dieci: tra “pezzotto” e download illegali, molti italiani conoscono perfettamente il problema e le leggi ma sembrano ignorare tutto senza troppi sensi di colpa.

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