Commissario Giustizia EU: «Apple non informa i cittadini europei sui diritti di garanzia»

Apple non sta ancora fornendo ai consumatori una informazione corretta sui diritti di garanzia legale in diversi paesi dell’Unione Europea. A dirlo è Viviane Reding, Commissario alla Giustizia secondo la quale «In almeno 21 Stati membri dell’Unione Apple non informa correttamente i consumatori circa i diritti di garanzia legali». Le dichiarazioni della Reading, che già in precedenza aveva preso posizione contro le politiche di copertura in garanzia di Cupertino, sono destinate a riportare d’attualità una vicenda nata in Italia. Nel nostro paese, infatti, Apple è stata costretta a modificare le sue comunicazioni e persino a ritirare da alcuni canali la Apple Care, che secondo l’antitrust e alcune associazioni di consumatori era proposta con descrizioni non corrette.

La Reading sembra essersi schierata ormai decisamente sul fronte di coloro che chiedono che Apple in tutta Europa segua l’esempio italiano. Il commissario ha infatti incoraggiato i governi nazionali ad intervenire sulle pratiche di Apple per la pubblicizzazione delle garanzie commerciali offerte per assicurare che la multinazionale di Cupertino rispettasse la garanzia legale di due anni di cui i consumatori hanno diritto all’interno dell’Unione. Le risposte ricevute, sempre secondo il Commissario della Giustizia, confermano chiaramente che gli approcci in materia risultano troppo diversificati e incoerenti a livello nazionale.

Il Commissario della Giustizia ritiene che il caso Apple sottolinea la necessità di interventi diretti da parte dell’EU, quest’ultima deve svolgere un ruolo più importante nel monitorare e coordinare l’applicazione coerente delle norme comunitarie sui consumatori. Tra le possibili soluzioni, la Reding ha indicato un focus sui problemi ricorrenti nelle 27 nazioni dell’Unione e l’impiego di strumenti più proattivi, come il confronto dei prezzi online e strumenti per le recensioni degli utenti.

Apple, oltre che da parte del commisario, è già sotto pressione in Belgio, Germania, Lussemburgo e Portogallo dove sono già stati aperte azioni legali che hanno buone probabilità di terminare come è terminato il caso italiano.