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I migliori libri sull’architettura brutalista (e non solo)

L’architettura brutalista rappresenta uno dei capitoli più affascinanti e controversi nella storia dell’edilizia moderna. Nata dalle ceneri della Seconda guerra mondiale e sviluppatasi tra gli anni Cinquanta e Settanta, questa corrente ha trasformato radicalmente i panorami urbani con le sue strutture monumentali in cemento a vista, le forme geometriche audaci e l’estetica deliberatamente grezza. Per appassionarsi all’architettura brutalista, o semplicemente per comprenderla, è fondamentale avere a disposizione testi che ne illustrino non solo gli aspetti estetici, ma anche il contesto storico, culturale e politico che ne ha favorito lo sviluppo in diverse parti del mondo.

La letteratura dedicata al brutalismo è sorprendentemente ricca e variegata, spaziando da volumi fotografici che catturano l’imponenza di edifici iconici, a saggi critici che ne analizzano i principi fondanti e l’evoluzione nel tempo. Che siate architetti professionisti, studenti, fotografi urbani o semplici curiosi attratti dall’estetica particolare di questa corrente architettonica, esiste sicuramente un libro in grado di soddisfare la vostra sete di conoscenza. Ecco quindi una selezione dei migliori volumi dedicati all’architettura brutalista e ai suoi protagonisti, strumenti preziosi per orientarsi in un movimento che continua a dividere l’opinione pubblica tra detrattori e appassionati estimatori.

Qui trovate tutti gli articoli con i Migliori libri di Macity raccolti in un’unica pagina.

migliori libri guida


Breve storia dell’architettura: e una ancor più breve storia dei grattacieli

Scopriamo innansitutto l’architettura, tanto per cominciare. Con argomenti semplici e grafiche incisive, entrerete con facilità nel mondo dell’arte e ne scoprirete tutti i segreti. Dai megaliti preistorici ai grattacieli di New York. Ogni capitolo di questo manuale racconta gli stili più importanti dell’architettura. Un libro indispensabile per chi vuole conoscere senza fatica l’architettura. Leggero per gli studenti e gustoso per gli appassionati.

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La storia dell’architettura : dal 1905 ad oggi

Per chi vuole invece una storia più strutturata, Luigi Prestinenza Puglisi fa un ottimo lavoro. Una storia dell’architettura scritta per gli studenti con un linguaggio chiaro e un costo accessibile. Ma, anche, rivolta agli studiosi perché sfata mitologie, preconcetti e luoghi comuni.

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Puro e semplice. L’architettura del neo brutalismo

Il primo passo nel mondo del brutalismo: sconosciuto a molti, apparentemente eterogeneo, poco chiaro nell’individuazione di una propria linea architettonica, il Neo Brutalismo ha suscitato nel corso degli anni opinioni contrastanti, spesso confuse e imprecise, anche da parte della critica architettonica.

Ancora oggi il termine Neo Brutalismo solleva numerose questioni. Eppure, se si osservano con attenzione le diverse fasi che questo impalpabile Movimento artistico-architettonico attraversa nel corso di pochi anni, non è difficile comprendere che la sua vera forza risiede nel fatto di essere contemporaneamente molte cose e nulla .

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Il nuovo brutalismo. Ediz. illustrata

Un altro libro per entrare nel fenomeno più importante del nostro tempo moderno che ha definito il volto della nuova architettura.

Se Reyner Banham è il più “rock” degli storici, Il Nuovo Brutalismo è il più “hard” dei suoi libri: dove la materia che in esso risuona – si tratti di cemento, metallo o mattone – è sempre e comunque trattata con la massima sincerità e onestà. È questo il tratto distintivo di un movimento che è emerso dalla crisi dell’architettura moderna degli anni ’50 come un fondamentale messaggio etico, piuttosto che semplicemente estetico.

Un messaggio che oggi, in un momento in cui il Brutalismo conosce un’inedita popolarità, torna a farci da monito attraverso il libro che meglio e più di ogni altro ne ha fatto la storia.

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La nuova architettura e il Bauhaus

Un grande classico per capire come nasca tutto. «Nutro la convinzione – scrive Walter Gropius – che la Nuova Architettura sia destinata ad assumere una portata molto più ampia di quella che oggi ha l’attività edilizia; ritengo inoltre che attraverso lo studio dei suoi vari aspetti procederemo verso una ancor più ampia e profonda concezione del design come grande organismo unitario, specchio dell’indivisibilità, dell’immensità e della fondamentale unità della vita stessa, di cui esso è parte integrante».

«Sembra – continua Gropius – che il dominio della macchina, la conquista di una nuova idea di spazio e il lavoro pionieristico della ricerca di un comune denominatore per le nuove forme del costruire abbiano quasi esaurito le forze creative degli architetti di questa generazione. La prossima porterà a compimento il perfezionamento di queste forme, rendendo possibile la loro generalizzazione.»

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Brutalismo Paulista. L’architettura brasiliana tra teoria e progetto

La casa del brutalismo è, per molte ragioni, il Brasile. E il Brutalismo Paulista è il termine che indica una corrente architettonica nata nella città di San Paolo in Brasile a partire dagli anni Quaranta del Novecento.

Essa si inserisce all’interno di un Movimento culturale di natura interdisciplinare contenente una forte matrice politica ed etica. La luce, lo spazio e la materia divengono elementi di una nuova architettura in grado di trasformare l’ambiente costruito in funzione dell’uomo.

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Breuer

Un grandissimo poco conosciuto ma ottimamente raccontato.

Nel 1956, la rivista TIME lo ha annoverato fra coloro che più hanno contribuito a “plasmare il XX secolo”. Oggi Marcel Breuer (1902–1981) rimane un punto di riferimento del modernismo per architetti e designer in egual misura. Pioniere del Bauhaus, fin dagli esordi si distinse per l’uso contenuto dei materiali, l’equilibrio fra struttura, forma e colore e una simbiosi fra locale e globale, grande e piccolo, ruvido e liscio.

Questa fondamentale monografia introduttiva ripercorre l’intera carriera di Breuer analizzandone alcuni dei progetti e delle idee più influenti, dai celebri mobili in tubolare d’acciaio e dalla Research House del MoMA all’innovativo concetto di “casa binucleare”, che prevede la separazione delle zone giorno e notte in due ali distinte. Pagina dopo pagina, seguiamo il viaggio dell’architetto e designer di origine ungherese fino al successo internazionale attraverso i progetti realizzati in Germania, Francia, Inghilterra, Svizzera e Stati Uniti che hanno contribuito a farne un maestro del modernismo di fama mondiale.

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L’architettura della città

Il grande classico del grandissimo Aldo Rossi. Dalla sua prima edizione nel 1966, questo libro è stato il testo che più ha influenzato la riflessione urbanistica, restituendo centralità alla grande questione rimossa della forma.

Ogni città è forma, e qualsiasi tentativo di comprenderla unicamente attraverso le sue funzioni è destinato a fallire. Nella forma, la tradizione mostra la sua capacità di mutare e durare nel tempo, e l’idea che una comunità ha di sé entra in risonanza con i bisogni pratici a cui deve far fronte. L’architettura diventa così un atto collettivo, in cui si uniscono due urgenze umane come l’intenzionalità estetica e la necessità di costruire un ambiente propizio alla vita.

Non si tratta di un incontro teorico, ma di un’alchimia che genera spazi concreti: strade da percorrere, edifici da abitare, monumenti in cui depositare identità. Questa città, così animata e così umana, emerge dal tempo, cresce su se stessa, acquista coscienza e memoria allestendo il palcoscenico in cui istanze opposte si scontrano e sintetizzano: particolare e universale, individuale e collettivo, progettazione razionale e locus.

Solo abbracciando la complessità di questo campo di forze eterogenee è possibile un approccio architettonico che sia nel contempo estetico e politico. Attraverso una rassegna di città ideali e di luoghi reali – da Berlino a Stoccolma, dal foro di Roma all’antico teatro di Arles divenuto un quartiere abitato -, Aldo Rossi costruisce un testo spartiacque della letteratura urbanistica.

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Verso una Architettura. Ediz. illustrata

Il grande maestro svizzero dell’architettura. Con questo libro, apparso nel 1923 (e pubblicato la prima volta in Italia da Longanesi nel 1973), Le Corbusier avviò il suo irruente dialogo con il pubblico e gli architetti destinato a svilupparsi nei successivi quarant’anni in innumerevoli pubblicazioni e in opere costruite e progettate tra le più importanti dell’architettura moderna.

Oltre a essere il primo e il più illustre testo della famosa collezione dell’«Esprit Nouveau», questo libro uno dei maggiori documenti della cultura parigina ed europea di quegli anni. Nella sua giovanile immediatezza, memore delle avanguardie d’anteguerra in tempi di rappel à l’ordre, il libro enuncia i fondamenti di una teoria architettonica di straordinaria modernità e singolare forza innovativa.

Il rigore dell’impostazione si coniuga felicemente con una fantasia e una ricchezza intellettuale che investono, non solo sul piano tecnico ma anche su quello formale, ogni problema riguardante l’organizzazione dello spazio, nel quale si situano la casa e l’arredo urbano.

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L’ecologia del paesaggio

Primo fuori sacco per questa che non potrebbe essere una lista dei migliori libri di Macity senza, è dedicato alla comprensione dell’archietttura paesaggistica.

Da sempre presente nelle arti visive e nella letteratura, soltanto dopo la metà del XX secolo il paesaggio è diventato oggetto di studio delle scienze ambientali. E nata così l’ecologia del paesaggio, una disciplina alla quale contribuiscono ecologi, geografi, etologi, antropologi, nonché professionisti della gestione e pianificazione territoriale. Il libro traccia un quadro esauriente di questa nuova frontiera delle scienze ecologiche e dei suoi temi caratterizzanti (dal paesaggio come spazio per la biodiversità al restauro ambientale).

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Junkspace. Per un ripensamento radicale dello spazio urbano

Secondo fuori sacco della lista dei migliori di Macity, una raccolta di saggi militanti. I tre scritti di Rem Koolhaas, qui riuniti insieme dall’autore su richiesta dell’editore italiano, sono da leggere come il seguito ideale di Delirious New York (1978). Essi ci offrono una nitida visione delle forze ingovernabili che regolano lo spazio nelle nostre città.

Il rapporto fra storia e identità (fra «destino e carattere», direbbe Benjamin) è qui smascherato crudelmente: Junkspace, cioè «spazio spazzatura», è una nuova categoria del pensiero che Koolhaas, maestro di similitudini, introduce con lirico cinismo per aprirci gli occhi sullo spazio in cui viviamo, e forse sullo spazio in generale.

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