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Nintendo, calo dei profitti dopo sei anni di crescita

Hanno resistito fino all’ultimo, ma sono saltati fuori troppo tardi. I “cloni” di Nintendo, l’azienda che con Nintendo DS e poi con Wii ha salvato il suo patrimonio e cavalcato per sei anni l’era delle vacche grasse, adesso stanno alla finestra e vedono il primo risultato annuale in negativo da più di un lustro con un certo nervosismo. Ma vediamo prima cos’è successo.

La casa di Kyoto ha segnato un utile di 228,6 miliardi di yen, pari a circa 2,5 miliardi di dollari per l’anno fiscale che è terminato ufficialmente il 31 marzo scorso. Questo vuol dire un calo anno su anno del 18%. E le vendite sono diminuite ancora di più: -22% anno su anno, parti a un totale di 1,4mila miliardi di yen, cioè 15,4 miliardi di dollari.

Secondo Nintendo, il problema è legato a effetti collaterali: abbassamento del prezzo della Wii, meno titoli Wii “solidi”, apprezzamento dello yen (che in un’ottica di esportazioni, dal punto di vista nipponico, è un fatto negativo) e complessivamente un rallentamento delle vendite in tutto il mondo legato agli strascichi della crisi.

In particolare, la domanda per nuove console Wii è stata bassa durante la prima parte dell’anno fiscale, e alla fine Nintendo ha venduto 20,5 milioni di pezzi, rispetto ai 26 milioni dello scorso anno. A causa della pesante competizione degli avversari, Nintendo aveva abbassato di un quinto il prezzo di Wii all’inizio del secondo semestre.

Anche DS, la console da passeggio che fa la fortuna di Nintendo, è in calo: ne sono state vendute 27,1 milioni rispetto ai 31,1 milioni del 2009. Nel calcolo è compreso anche l’esordio della versione DSi XL, che è la novità assoluta. DS in generale è il best seller di sempre per Nintendo, visto che ha venduto in tutti 128,9 milioni di console, più del Game Boy.

Dal punto di vista software, Nintendo ha venduto 16,1 milioni di copie di Wii Sport Resort, 12,6 milioni di copie di Wii Fit Plus e 14,7 milioni di copie di New Super Mario Bros. Le previsioni sono cupe: nel 2011 Nintendo si aspetta di veder calare ancora utili e fatturato, rispettivamente a 2,2 miliardi di dollari e 15 miliardi di dollari, e di veder calare ancora le vendite della Wii, in effetti arrivata abbastanza a fine corsa, con 18 milioni di pezzi venduti l’anno prossimo al massimo.

Il problema di fondo è l’accelerazione della concorrenza di Sony e di Microsoft. La seconda azzecca uno via l’altro i momenti spettacolari di giochi e dell’estensione in rete, mentre anche Sony sta recuperando in qualche misura i problemi che aveva manifestato in passato con Ps3.

Il vero iceberg che rischia di rimanere ancora fuori del radar di Nintendo come di Sony e Microsoft è quello della trasformazione a cui il mercato sta andando incontro. La crisi del “casual gaming”, che è stata a suo tempo l’arma vincente di Nintendo, adesso rischia di travolgere le strategie appena sviluppate da Sony (che ci prova con i controller Move e una idea di gaming più adatto alle famiglie e agli adulti, donne etc) e da Xbox, che scommette tantissimo sul suo progetto Natal (controller “totalmente naturale”, cioè tre telecamere che riprendono il corpo delle persone per farne un comando dei giochi), implicitamente scommettendo sui casual gamer.

Questa scelta di svoltare verso il mercato più popoloso è forse intempestiva e rischia di ritorcersi contro le due aziende che avevano cercato di resistere con una strategia di carattere più strutturato e rivolta ai giocatori “hard gamer” e che adesso, per essersi avvicinate a quest’altra metà del mercato, rischiano di scottarsi seriamente.

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