A causa di preoccupazioni per l’Intelligenza Artificiale, – potenzialmente in grado di mettere in discussione il ruolo del Partito Comunista – Pechino sta adottando misure straordinarie per tenere sotto controllo l’AI.
Lo riferisce il Wall Street Journal spiegando che – benché il Governo cinese ritenga l’AI cruciale per il futuro economico e militare del paese – sono state predisposte normative specifiche ed epurati contenuti online, per paura di possibili destabilizzazioni che l’AI potrebbe innescare: i chatbot rappresentano un problema per la loro abilità di “pensare” da soli, generando risposte che potrebbero portare le persone a mettere in discussione il potere esercitato dal Partito Comunista Cinese.
A novembre, Pechino ha formalizzato regole che le aziende AI devono seguire per garantire che i chatbot di queste ultime siano addestrati filtrando “contenuti politicamente sensibili”, mostrando risposte in grado di superare un “test ideologico”. Testi, video, e immagini generate con le AI devono essere etichettati esplicitamente ed essere tracciabili, rendendo facile monitorare e reprimere chiunque diffonda contenuti indesiderati.
Pericolo per la sicurezza del Paese
Le autorità cinesi hanno recentemente fatto sapere di avere rimosso 960.000 frammenti di quelli che sono stati etichettati come contenuti “illegali” o “pericolosi” generati con l’AI, nell’ambito di una campagna di controllo durata tre mesi. L’AI è stata classificata nel Piano nazionale di risposta alle emergenze come una “potenziale grave minaccia”, alla stregua di terremoti ed epidemie.

Le autorità cinesi sanno che non possono spingersi troppo oltre con le norme, perché eventuali blocchi potrebbero smorzare l’innovazione e condannare la Cina a gestire una tecnologia di livello inferiore nella corsa globale all’AI, dietro agli Stati Uniti, questi ultimi al momento con un approccio più distaccato nell’autodisciplina del settore. Xi Jinping, segretario generale del PCC, a inizio anno ha parlato di “rischi ai quali occorre rispondere con misure preventive”. I vertici del Partito Comunista avrebbero esplicitamente chiesto di studiare attentamente questa tecnologia per mettere a punto misure di salvaguardia in grado di regolarne lo sviluppo, dando priorità alla “sicurezza nazionale”, affrontando i potenziali pericoli che l’intelligenza artificiale potrebbe rappresentare.
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