Esattamente oggi, otto anni fa Steve Jobs presentò al mondo FaceTime con una promessa: che Apple lo avrebbe reso uno standard open nel giro di breve tempo. Purtroppo quella promessa non è ancora stata mantenuta ed è un vero peccato.
Steve Jobs presentò FaceTime il 7 giugno del 2010 durante il keynote Apple WWDC 2010, quindi esattamente ottono anni fa proprio oggi.

La qualità audio e video per le videochat è migliorata enormemente grazie alla spinta di hardware e videocamere integrate sempre più potenti e anche grazie alla diffusione di collegamenti Internet fissi e mobile sempre più in banda larga.
Ma chi effettua videochat per esigenze personali o lavoro, magari usando WebEx, Skype o Google Hangouts sa di cosa stiamo parlando: procedure e funzionamento sono sempre più intricati, meno fluidi e macchinosi da usare rispetto all’immediato e istantaneo FaceTime.

Quest’anno alla WWDC 2018 Cupertino ha annunciato che FaceTime sarà potenziato con la chat in contemporanea fino a 32 utenti e questa è una ottima notizia anche per l’utilizzo lavorativo. Purtroppo però FaceTime rimane ancora esclusiva dell’ecosistema Apple: iPhone, iPad e Mac.
Tra le possibili ragioni della mancata promessa di Apple e Steve Jobs potrebbero esserci le cause legali in corso, come rileva Cnet. Da anni Cupertino affronta in tribunale VirnetX, società che detiene i brevetti per la comunicazione diretta tra dispositivi.
In origine FaceTime funzionava proprio in questo modo ma Apple è stata costretta da VirtneX a modificare il funzionamento includendo dei relay server intermediari. Server che devono essere gestiti e che rappresentano un ulteriore costo.
Come dicevamo all’inizio e come può confermare chiunque abbia usato FaceTime anche solamente una volta è un vero peccato. Con un FaceTime open standard, disponibile non solo su iPhone, iPad e Mac ma anche sui dispositivi Android e Windows, in molti sarebbero pronti a dire addio alle altre piattaforme di videochat e videoconferenza utilizzate finora.











