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Meta, Spotify e Match si coalizzano contro Apple e Google per i sistemi di verifica dell’età

Meta (la multinazionale che controlla Facebook, Instagram  e i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger), Spotify e Match Group (la capofila che controlla  Tinder, Match.com, OkCupid, Hinge e altre reti di socializzazione e appuntamenti), stanno preparando una battaglia contro Apple e Google per questioni relative a chi dovrebbe spettare il compito di verificare la maggiore età dell’utente, nell’ambito di crescenti preoccupazioni sull’accesso online a materiale inappropriato da parte dei minori (anche in Italia l’AGCOM ha previsto nuove regole per la verifica della maggiore età degli utenti online).

A riferirlo è Bloomberg spiegando che la “Coalition for a Competitive Mobile Experience” mira a rendere i produttori dei sistemi operativi e degli App Store legalmente responsabili della verifica della maggiore età, accusando questi di pratiche commerciali anticoncorrenziali che svantaggiano gli sviluppatori.

Il gruppo mira a esercitare pressione sui legislatori affinché siano adottate normative che rendano i produttori dei sistemi operativi responsabili della verifica dell’età. Secondo la coalizione in questione, aziende quali Apple e Google, sfruttando l’App Store e il Play Store sono in grado di determinare l’età degli utenti; al contrario, Apple e Google ritengono che siano gli sviluppatori a occuparsi di eventuali verifiche, tenendo conto delle registrazioni degli utenti e di altri dati raccolti ed elaborati dalle app.

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La questione era già emersa lo scorso anno: Meta aveva riferito della necessità di girare a Apple e Google la responsabilità di verificare l’età delle persone che scaricano le app, spostando il problema sugli store per il download delle app e non su sé stessa.

Oltre che del problema della verifica dell’età di cui dovrebbero occuparsi i produttori dei sistemi operativi, la coalizione mira anche a evidenziare preoccupazioni legate ai meccanismi di distribuzione delle app, contestando le commissioni del 15%-30% sugli acquisti delle app e in-app nelle transazioni digitali, obbligando l’utente a passare dagli store principali e limitando il ricordo a marketplace alternativi (nell’UE Apple permette di sfruttare app store alternativi , obbligata dal regolamento noto come Digital Market Act o DMA).

Ricordiamo che Apple offre già i controlli parentali per iPhone e iPad: attivando l’opzione “Restrizioni contenuti e privacy” è possibile gestire contenuti, app e impostazioni sui dispositivi dei propri figli. È anche possibile impostare restrizioni per i contenuti espliciti, gli acquisti e i download, oltre a modificare le impostazioni relative alla privacy.

Su iPhone e iPad è possibile impedire il download e l’acquisto di app dall’App Store aprendo Impostazioni, poi “Tempo di utilizzo”, da qui “Restrizioni contenuti e privacy”: toccando “Acquisti su iTunes e App Store” (o Installazioni e acquisti di app) è possibile impostare l’opzione su “Non consentire”.

È anche possibile modificare le impostazioni della password per ulteriori acquisti su iTunes, App Store, Book Store o app Apple TV.

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