Se stavate pensando che usare ChatGPT come vostro legale di fiducia fosse una buona idea, sappiate che tutto ciò che gli direte potrà essere usato contro di voi in tribunale. Il chatbot di Open AI è ormai uno strumento diffuso e utilizzato in molteplici ambiti, compreso quello legale. Tuttavia, nonostante le sue potenzialità, esiste un tema cruciale che dovete tenere in considerazione: l’assenza del cosiddetto “privilegio legale” nelle conversazioni. Ecco cos’è e cosa comporta.
Per farla breve, a differenza del rapporto tra avvocato e cliente, o tra paziente e medico, le interazioni con ChatGPT non sono protette da riservatezza garantita dalla legge.
Lo stesso Sam Altman, CEO di OpenAI, ha ammesso pubblicamente che ancora non è stato definito un sistema che assicuri una tutela simile per le conversazioni con ChatGPT.
Le persone, ha sottolineato, tendono a confidarsi con l’AI su questioni personali delicate, ma al momento non esiste una protezione equivalente a quella prevista per altri professionisti come terapeuti o avvocati. Questo solleva naturalmente preoccupazioni importanti, soprattutto per la riservatezza delle informazioni contenute nelle conversazioni.
E’ vero, è possibile dire a ChatGPT di non registrarle, ma se questa opzione non è attiva, significa che tutto il contenuto della chat, anche quelle dove sono presenti tematiche legali, potrebbe essere utilizzato in un’aula di tribunale, a differenza delle conversazioni riservate tra avvocato e cliente.
Questo offre degli spunti interessanti anche per gli studi legali che usano ChatGPT come strumento di supporto nell’assistenza ai propri clienti. Dal punto di vista etico e deontologico, gli avvocati sono obbligati a mantenere la riservatezza assoluta riguardo alle informazioni dei clienti. Il codice deontologico stabilisce, infatti, che è necessario fare ogni sforzo per evitare divulgazioni o accessi non autorizzati.
Ed è qui che emerge un problema concreto: le conversazioni con ChatGPT possono essere revisionate da esseri umani incaricati di migliorare il sistema, e non è possibile cancellare singoli messaggi sensibili. Questo significa che un’informazione strategica potrebbe, in linea teorica, essere vista da qualcuno senza obblighi di riservatezza, con potenziali implicazioni legali e etiche.
Inoltre, inserire dati riservati in ChatGPT potrebbe causare una perdita del privilegio avvocato-cliente, perché la comunicazione non sarebbe più mantenuta segreta.
Per usi più delicati e professionali, come ad esempio l’impiego di ChatGPT in ambito legale per trattare informazioni sensibili o riservate, OpenAI offre delle soluzioni enterprise pensate appositamente per garantire un livello superiore di sicurezza e protezione dei dati.
Usare l’AI sì, ma con cautela
Con le dovute premesse, l’AI può essere ancora un valido alleato nel mondo legale, a patto che venga utilizzata nel modo giusto. Magari non per analizzare un contratto riservato o valutare la strategia in una causa in corso, ma per automatizzare attività amministrative: ordinare documenti, indicizzare file, gestire la firma digitale o monitorare scadenze. In questi casi, i benefici in termini di efficienza sono evidenti e i rischi quasi nulli.
Inoltre, è consigliabile valutare, per chi opera in questi ambiti e per usi più avanzati, versioni aziendali come ChatGPT Enterprise o l’API dedicata, che offrono crittografia avanzata, nessuna conservazione dei dati e conformità a standard come SOC 2.
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