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Il cubo Apple sfregiato dagli ambientalisti, New York come Roma 18 anni dopo

Ipocrita nella battaglia contro i cambiamenti climatici e alleata di chi li nega apertamente. Sono queste le ragioni per cui Apple è diventata il bersaglio di una clamorosa protesta organizzata dal gruppo ambientalista Extinction Rebellion, durante la quale gli attivisti hanno sfregiato l’iconico cubo in vetro sulla Quinta Strada a New York.

I pannelli di quello che resta probabilmente il più importante ed iconico negozio Apple al mondo e anche il più frequentato dagli stranieri, si sono riempiti di scritte indirizzate a rendere evidente il rapporto tra Trump, notoriamente non un campione dell’ambientalismo, ed Apple. Un vincolo “tossico” — come denunciava apertamente uno dei graffiti — tra il presidente USA e la Mela, che fa male al mondo.

Le altre scritte erano sullo stesso tono: “ Boycott” e poi “Dump Trump, Apple!”

Le accuse a Apple e Big Tech

Secondo Extinction Rebellion, un movimento globale e presente anche in Italia, Apple sarebbe colpevole di aver tradito la propria immagine pubblica. Da un lato rivendica impegni ambientali, dall’altro il suo CEO Tim Cook lavora con Donald Trump.

“Nel 2023 Tim Cook definiva la crisi climatica una delle urgenze più grandi del nostro tempo. Ora finanzia l’uomo che sta smantellando tutto,” ha dichiarato il portavoce Miles Grant.

Secondo Devin Lilly di Extinction Rebellion, Apple fa parte di quel gruppo di grandi aziende tecnologiche che avevano promesso leadership nella lotta climatica, ma al momento decisivo hanno preferito il silenzio, scegliendo di sostenere un’amministrazione che sta smantellando ogni forma di tutela ambientale.

Insieme a lui, il gruppo ha infatti puntato il dito anche contro Sundar Pichai (Google) e Mark Zuckerberg (Meta), presenti all’inaugurazione del nuovo mandato presidenziale. Per gli attivisti, si tratta di una svolta che dimostra come i giganti tech privilegino l’accesso al potere rispetto alla coerenza dei valori ambientali che professano.

 

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AI e data center sotto accusa

La protesta ha toccato anche un altro tema chiave: l’impatto ambientale dei data center che alimentano l’intelligenza artificiale. Le infrastrutture necessarie a sostenere i modelli AI consumano enormi quantità di elettricità, spesso prodotta da fonti fossili.

Secondo uno studio citato dagli attivisti, le emissioni collegate a questi sistemi sono aumentate drasticamente negli ultimi cinque anni, con Google che ha registrato un incremento del 50% delle proprie emissioni di gas serra dal 2019.

Un boicottaggio simbolico

L’azione davanti all’Apple Store è stata volutamente spettacolare, pensata per accendere i riflettori sul contrasto tra comunicazione aziendale e azioni pratiche in un momento che gli ambientalisti vedono come simbolico.

In questi ultimi giorni in Texas si contano almeno 67 vittime a causa delle recenti alluvioni. Alcuni funzionari locali hanno attribuito la responsabilità a previsioni meteorologiche sbagliate a causa dei tagli operati alla National Weather Service sotto l’amministrazione Trump. Licenziamenti, mancanza di personale esperto e risorse ridotte avrebbero contribuito a sottovalutare la gravità delle piogge, con conseguenze tragiche.

Una lunga storia di pressioni ambientaliste

Quella del 2025 non è la prima volta che Apple si trova al centro di una protesta ecologista. Il rapporto tra la Mela e i movimenti ambientalisti, in particolare Greenpeace, è stato per anni conflittuale. Nei primi anni 2000, l’organizzazione aveva lanciato campagne molto dure contro Apple, accusata di utilizzare sostanze tossiche nei propri dispositivi e di avere politiche di riciclo insufficienti.

Una delle azioni più clamorose risale al 2007, con una protesta, meno radicale, organizzata all’apertura del primo Apple Store italiano, nel centro commerciale Roma Est. Quell’episodio, simbolico e rumoroso, rappresentava l’apice di una strategia di pressione pubblica ben precisa.

La risposta di Apple non si fece attendere: sotto la guida di Steve Jobs nacque l’iniziativa “A Greener Apple”, che segnò l’inizio di un processo di rinnovamento delle politiche ambientali dell’azienda. Da allora Apple ha progressivamente eliminato materiali tossici, investito nel riciclo e puntato sempre più sull’utilizzo di energie rinnovabili e su una filiera a zero emissioni.

Negli ultimi anni, la comunicazione ambientale di Apple si è fatta sempre più visibile e centrale: gli eventi aziendali sono spesso dichiarati “carbon neutral”, i materiali riciclati sono messi in primo piano nei keynote e l’azienda si presenta come modello di riferimento per l’intero settore tecnologico.

Nonostante i miglioramenti, Greenpeace continua a monitorare e valutare l’operato della compagnia. Nell’ultimo rapporto pubblicato nel dicembre 2024, Apple ha ottenuto una valutazione complessiva pari a B-: un giudizio positivo ma non eccellente, che riflette anche le aspettative elevate che accompagnano un colosso come Apple

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