La crisi di iPhone in Cina è sotto gli occhi di tutti, basta guardare ai numeri per rendersene conto: e con numeri, intendiamo le percentuali di sconto, di livello mai visto, che arrivano in occasione del 618 Shopping Festival, la seconda ricorrenza commerciale più importante dell’anno in Cina, dopo il Single Day.
Gli sconti, come segnala Reuters, arrivano fino a 2.530 yuan (circa 310 euro) su iPhone 16 e 16 Pro. Su JD.com, l’iPhone 16 Pro da 128 GB è venduto a 5.469 yuan (circa 705 euro), contro i 7.999 yuan (circa 1.030 euro) del prezzo ufficiale.
Anche su Tmall, il marketplace di Alibaba, lo stesso modello si trova a 5.499 yuan (circa 710 euro) grazie a coupon e sussidi governativi, mentre la versione base da 256 GB è proposta a 5.469 yuan (circa 705 euro), con un ribasso di 1.530 yuan (circa 195 euro).
Secondo Will Wong, analista senior di IDC, Apple sta infatti ripetendo la sua promozione in vista del Festival 618 per agganciare i sussidi statali cinesi riservati ai prodotti digitali, tagliando i prezzi in modo mirato sull’iPhone 16 Pro.
Sempre in Cina nel 2024, però, Apple si era limitata a sconti diretti di appena 500 yuan (circa 65 euro) sugli iPhone venduti tramite suo sito ufficiale. Quest’anno non è chiaro se a offrire direttamente i ribassi sia Apple o i rivenditori autorizzati.
Resta il fatto che la riduzione del prezzo al livello che abbiamo appena citato pari a circa il 30%, non può essere scollegata da un surplus nei magazzini, sia di Apple che dei rivenditori, e da una politica commerciale che punta su incentivi e sconti per mantenere alti i volumi incentivata anche da Apple stessa. Lo sconto è infatti ben oltre (e di gran lunga) il margine che anche i migliori rivenditori Apple ottengono da Cupertino.
Vendite giù, concorrenza su
La connessione con i dati di vendita è immediata. Secondo IDC, nel primo trimestre 2025 le spedizioni di iPhone in Cina sono scese del 9%, ma il dato più allarmante riguarda marzo, con un crollo del 49,6% su base annua. Risultato: Apple è ora solo quinta nel mercato smartphone cinese, superata da Huawei, Vivo, Xiaomi e Oppo. La quota è scesa al 14,1%.
Le ragioni del declino sono molteplici. Da un lato, il governo cinese promuove apertamente i marchi locali, arrivando a vietare gli iPhone in alcune agenzie pubbliche. Dall’altro, il sistema di sussidi statali favorisce solo i dispositivi sotto i 6.000 yuan (circa 775 euro): una soglia che Apple riesce a raggiungere solo grazie a promozioni aggressive.
A complicare tutto, c’è anche l’assenza di Apple Intelligence sugli iPhone venduti in Cina. Le limitazioni normative locali impediscono l’uso dei modelli linguistici di Cupertino, mentre la concorrenza interna cavalca l’ondata dell’intelligenza artificiale con assistenti vocali evoluti, funzioni smart e integrazioni capillari.

In questo scenario, gli sconti rappresentano una mossa difensiva. Ma se il trend non si invertirà, Cupertino potrebbe dover rivedere in profondità la propria strategia per l’intera regione asiatica.
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