Amazon ha fatto il grande passo, il concreto verso la realizzazione di Project Kuiper, la sua ambiziosa costellazione di satelliti per fornire connettività Internet a livello globale. Sì, la risposta a Starlink. Il lancio è avvenuto lo scorso lunedì, quando un razzo Atlas V di United Launch Alliance è decollato da Cape Canaveral trasportando 27 satelliti Kuiper, che, una volta raggiunti i 450 km di quota, si separeranno per iniziare le manovre autonome e i primi test di comunicazione con i centri di controllo a terra.
Project Kuiper entra così in competizione con Starlink di SpaceX, rete di satelliti più consolidata, che vanta già oltre 4,6 milioni di utenti collegati e quasi 8000 satelliti in orbita bassa. Entrambe le reti puntano a superare i limiti della banda larga terrestre, offrendo connessioni a utenti nelle aree più isolate grazie a migliaia di piccoli satelliti che viaggiano attorno al pianeta. Amazon mira a schierarne complessivamente 3.236, metà dei quali dovrà essere operativa entro luglio 2026 per rispettare il piano stabilito dalla Federal Communications Commission statunitense.

La sfida tecnico-economica è enorme. Il primo dispiegamento di 27 unità rappresenta solo un assaggio di quanto serve: per l’intera rete Amazon avrebbe prenotato più di 80 lanci tra ULA, SpaceX, Arianespace e persino Blue Origin, investendo fino a 10 miliardi di dollari nella fase iniziale. Secondo Raymond James, solo avviare la prima generazione di satelliti potrebbe costare ad Amazon 17 miliardi di dollari, con un impegno operativo annuo di oltre 1 o 2 miliardi.
I vertici di Amazon, guidati dal CEO Andy Jassy, non nascondono che la redditività arriverà solo con il completamento della rete e la crescita degli abbonati: i primi clienti – residenziali, imprese e istituzioni governative – dovrebbero poter navigare in beta entro fine anno. Dal canto loro, gli analisti di MoffettNathanson restano cauti: per Craig Moffett è probabile che Kuiper arrivi troppo tardi per competere efficacemente con Starlink, ormai ben avviato e in espansione continua.
Un elemento a favore di Amazon potrebbe essere il suo posizionamento geopolitico. In un panorama in cui la fornitura di collegamenti via satellite ha assunto valenze strategiche – basti pensare al ruolo di Starlink in zone di conflitto come l’Ucraina – l’alternativa di un altro grande operatore americano, legato a Jeff Bezos, potrebbe trovare consensi presso alleanze internazionali desiderose di diversificare i fornitori.
Quel che è certo è che, dopo sei anni di preparazione, il lancio inaugurale di lunedì non è che il primo capitolo di un progetto pluriennale, destinato a trasformare l’infrastruttura Internet mondiale. La sfida ora è accelerare il passo: ogni lancio, ogni gateway a terra e ogni abbonato in più decreteranno il successo – o il fallimento – della nuova corsa allo spazio per la connettività.
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