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Per Tony Fadell l’obbligo di iPhone USB-C è la cosa giusta

Bisogna ammettere che Tony Fadell, il papà di iPod ed ex vicepresidente Apple della divisione dedicata ormai scomparsa da tempo, non ha mai risparmiato nulla ad Apple, sia nel bene che nel male: prodigandosi in complimenti e dichiarazioni di ammirazione per prodotti e strategie a lui graditi, così come criticare aspramente quando non è d’accordo: ora secondo Tony Fadell l’obbligo dell’Unione europea per il caricatore unico universale USB-C che obbliga anche Apple per iPhone è la cosa giusta da fare, ma non per le ragioni che ci si aspetterebbe.

Naturalmente da buon ingegnere Fadell rileva in alcuni tweet che i limiti della tecnologia USB erano già evidenti quando Apple progettò il primo iPod dotato del veloce e affidabile FireWire invece dell’allora lento, ma molto meno costoso USB. Per espandere il successo di iPod anche al mondo dei computer Windows, Apple adottò la porta USB, ma con la sua certificazione Made For iPhone MFi, ha creato un business miliardario sfruttando il connettore proprietario, prima lo storico Dock a 30 pin e poi Lightning.Per Tony Fadell iPhone USB-C è la cosa giusta

Il progetto Made For iPhone è nato dal team guidato da Tony Fadell, come lui stesso ricorda rispondendo ai tweet nella discussione di iPhone USB-C. E qui arriva la parte interessante perché secondo il papà di iPod la legge UE sull’obbligo del caricatore unico universale USB-C è stata introdotta solo perché Apple detiene una posizione monopolistica.

Ritiene infatti che in Europa «Stanno semplicemente costringendo Apple a fare la cosa giusta… francamente è in ritardo». Per questa ragione Tony Fadell ritiene che siano necessari regole e standard a favore dei consumatori, questo perché non sempre le società sono interessate a fare «La cosa giusta per il migliore interesse della società».

Non solo: più da manager ed economista che ingegnere, Fadell osserva che per l’Unione europea risulta più semplice costringere Apple a cambiare il connettore in base agli argomenti ambiente, costi e sprechi, piuttosto che affrontare una causa legale per monopolio.

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