Tutti si sono concentrati su questi device, ma in realtà ci sono elettrodomestici che sono comunque insidiosi: cosa è accaduto
Quando si parla di cyber sicurezza e furti di dati o immagini, si è portati ad avere timore solo per gli smartphone o dispositivi del genere, invece pare che anche gli aspirapolvere di ultima generazione sono pericolosi. A rivelarlo è un episodio piuttosto preoccupante che coinvolge una madre e il suo bambino.
Il tema che riguarda le possibili attività di controllo effettuate da sistemi elettronici, che sarebbero in grado di spiare chi li utilizza, è molto attuale. E adesso a spaventare non sono più solo i dispositivi come cellulari o tablet, ma anche gli aspirapolvere moderni.
Aspirapolvere di ultima generazione, massima attenzione: sono in grado di farlo
Parliamo dei robot casalinghi che sono in voga ormai da un anno, un sistema di aspirapolvere automatico, che pulisce casa senza che ci sia qualcuno a controllarlo. E’ facile comprendere per quale motivo è un piccolo elettrodomestico le cui vendite sono cresciute a dismisura.

Protagonista di un “furto di immagini” è il robot casalingo Roomba che ha immortalato alcune immagini private per poi diffonderle in rete. E’ accaduto a una donna che si è riconosciuta in alcune fotografie, diventate virali in rete, in cui si vede lei mentre è in bagno, seduta sul wc. Immagini particolarmente intime che sono state praticamente rubate dall’aspirapolvere e diffuse in rete.
Ma come è potuta accadere una cosa del genere? L’aspirapolvere del modello iRobot Roomba è dotata di una telecamere collegata a un led, che serve per poter visionare la superficie su sui si muove il sistema, in questo caso ha però immortalato immagini private.
Gli oggetti ripresi sono tutti posizionati in un riquadro ed etichettati, ora si sa che IRobot gira le foto a Scale Ai, una piattaforma che si occupa di mettere etichette testuali sugli oggetti ripresi da un obiettivo, una tecnica che serve per sfruttare l’IA. L’azienda che ha prodotto l’aspirapolvere si è scusata immediatamente, spiegando che il modello in questione era in una fase sperimentale e non in commercio.
Ha chiarito che si tratta di: “Robot di sviluppo speciali con modifiche hardware e software che non sono stati e non sono presenti sui prodotti finali iRobot”. Il Ceo Colin Angle ha anche spiegato come chi lo ha utilizzato in casa sapeva che poteva capitare l’eventualità di essere registrati, ma il dispositivo con una luce verde con scritto “Registrazione in corso“, avvisava che la modalità era accesa. Dunque gli sperimentatori del piccolo elettrodomestico non sarebbero stati attenti, evitando che si verificasse un episodio tanto spiacevole.
Ad ogni modo l’accaduto ha acceso nuovamente i riflettori su un tema molto caldo, quello della privacy, visto che sono sempre di più gli strumenti che usiamo quotidianamente, che sono dotati di telecamere, dalle automobili, agli smartphone e adesso anche gli aspirapolvere.











