Apple ha ufficialmente presentato ricorso contro la multa da 500 milioni di euro inflitta dalla Commissione Europea nell’ambito delle prime applicazioni del Digital Markets Act (DMA), la normativa UE volta a regolamentare il comportamento delle big tech e garantire una maggiore concorrenza nel mercato digitale.
Secondo Bruxelles, il colosso di Cupertino avrebbe limitato la libertà degli sviluppatori di app vietando loro di comunicare agli utenti l’esistenza di offerte alternative al di fuori dell’App Store, violando così le regole sulla concorrenza imposte dalla nuova normativa.
In particolare, la Commissione sostiene che Apple abbia impedito agli sviluppatori di indirizzare i consumatori verso canali di acquisto esterni dove i prodotti o servizi possono essere offerti a prezzi inferiori o con condizioni più favorevoli.
Apple, tuttavia, respinge fermamente le accuse, definendo la sanzione come una misura senza precedenti e sostenendo che le richieste della Commissione vadano ben oltre quanto previsto dalla normativa. In un comunicato diffuso dopo il deposito dell’appello, l’azienda ha affermato che la Commissione sta di fatto imponendo come debba essere gestito l’App Store e obbligando a condizioni commerciali che generano confusione tra gli sviluppatori e peggiorano l’esperienza degli utenti.
Apple ha, inoltre, precisato di aver implementato le modifiche richieste unicamente per evitare ulteriori sanzioni giornaliere e ha dichiarato di essere pronta a dimostrare in tribunale la fondatezza delle proprie ragioni.
Per adeguarsi temporaneamente alle richieste europee ed evitare ulteriori multe, Apple ha modificato a fine giugno alcune regole dell’App Store nei Paesi UE, consentendo agli sviluppatori di inserire link diretti a offerte esterne e di proporre sistemi di pagamento alternativi.
Inoltre, è stato introdotto un nuovo schema tariffario più complesso, articolato su due livelli di servizio. Il primo livello, obbligatorio, garantisce l’accesso minimo all’App Store, ma esclude funzionalità come gli aggiornamenti automatici, le recensioni, i suggerimenti di ricerca e le attività promozionali. Il secondo livello, facoltativo, comprende invece l’intera gamma di servizi offerti da Apple.
Le commissioni varieranno in base al livello scelto, ma in ogni caso saranno inferiori al precedente 30%, con un tetto massimo fissato al 20%. I piccoli sviluppatori aderenti al programma Small Business beneficeranno, inoltre, di tariffe ancora più contenute.
Apple sostiene che tale sistema a più livelli sia stato imposto dalla Commissione, e contesta l’allargamento del concetto di steering (l’azione di indirizzare gli utenti verso soluzioni esterne) oltre i limiti stabiliti dalla normativa.
Il ricorso è ora nelle mani della Corte Generale dell’Unione Europea, il secondo grado di giurisdizione dell’UE, con Apple che continua a denunciare di essere “ingiustamente presa di mira” e accusa l’UE di aver cambiato le carte in tavola durante le trattative, arrivando perfino a sostenere che la Commissione voglia costringerla a “regalare la propria tecnologia”.
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