Chi usa Photoshop o Lightroom con l’intelligenza artificiale generativa si sarà accorto che qualcosa è cambiato. E non in meglio. Adobe ha ridotto drasticamente i crediti mensili per alcune tipologie di abbonamento, passando da 500 a soli 25. Una scelta che limita fortemente l’uso degli strumenti sempre più centrali nel flusso di lavoro di fotografi, creativi e content creator.
Come funzionano i crediti generativi
Tutti coloro che usano i software Creative basati su Adobe Firefly, hanno già capito tutto, per spiegare agli altri si deve fare un passo indietro.
Dietro l’IA generativa integrata nelle applicazioni Adobe c’è un sistema a consumo: ogni operazione – dalla generazione di immagini all’uso di strumenti come riempimento automatico o modifica tramite prompt – richiede un certo numero di crediti generativi.
Questi crediti vengono assegnati mensilmente, in quantità variabile a seconda del piano di abbonamento, e si rinnovano alla data di fatturazione. Non sono cumulabili, e quelli non usati vanno persi.
La protesta degli utenti
Dal 17 giugno 2025 alcuni abbonamenti – tra cui quelli alle singole app Creative Cloud o al piano Lightroom mobile e web – hanno visto un drastico taglio: da 500 crediti mensili a 25, una vera e propria falcidiata che ha reso inutile il servizio. Questo almeno è quello che pensano diversi utenti che stanno protestando dopo aver raggiunto il limite in pochissimo tempo, rendendo di fatto inutilizzabili molte funzioni avanzate.
Chi ha un abbonamento attivo ai servizi Adobe, infatti, ha crediti che si rinnovano automaticamente ogni mese, nella stessa data di inizio del piano. Non sono trasferibili e se non vengono utilizzati entro la scadenza, vengono azzerati. Ogni mese, il conteggio riparte dalla soglia prevista dal proprio piano di abbonamento.
Un bel problema per chi fino ad oggi ha contato su questa funzione. Un problema che significa un esborso aggiuntivo ogni mese.
Il caso OpenAI e il paradosso dei modelli a pagamento
La scelta Adobe, a dire la verità, non sorprende troppo. La corsa alla monetizzazione dell’IA sta procedendo a tutto gas e ogni azienda del settore sta cercando di bilanciare costi e ricavi. Adobe non può fare eccezione.
A febbraio di quest’anno Sam Altman, CEO di OpenAI, aveva previsto che il costo di utilizzo dei modelli AI sarebbe calato di dieci volte ogni 12 mesi. Ma la realtà si è rivelata più complessa. Il piano da 200€ al mese (“ChatGPT Pro”) è usato molto più intensamente del previsto, e pare che l’azienda stia perdendo denaro anche sugli abbonamenti premium.

Un modello sempre più a consumo
Con questa logica, è facile capire perché Adobe abbia optato per una stretta. Il modello dei crediti consente di controllare l’uso, limitare gli abusi e – soprattutto – vendere pacchetti aggiuntivi in futuro. Anche se ufficialmente si parla ancora di “allocazioni mensili”, la direzione sembra chiara: l’IA generativa diventerà sempre più a pagamento, e sempre meno illimitata.
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