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Dall’Italia una batteria a CO2 al posto del litio, Google la userà per i suoi data center

In un momento storico in cui l’energia è al centro di ogni trasformazione e discussione — ambientale, tecnologica, industriale — specialmente nel campo dell’It, una startup italiana si fa strada e conquista Google. Big G, come Apple, sempre alla ricerca di nuove fonti, ha firmato con l’azienda italiana Energy Dome un partnership globale e fornito un investimento diretto riconoscendo l’innovatività delle sue idee: una batteria che non usa litio, ma anidride carbonica, usata per alimentare con energia rinnovabile 24/7 i propri data center e le infrastrutture operative distribuite nel mondo.

Una batteria che funziona con la CO₂

Il sistema è in un tempo complesso e semplice perché sfrutta un processo naturale anche se governato con tecnologie sofisticate.

Alla base di tutto c’è la CO₂ ovvero quella anidride carbonica vista come a un nemico ma che  invece nei sistemi di Energy Dome diventa una risorsa circolare, usata per immagazzinare energia in modo efficiente, scalabile e a basso impatto.

La logica è diversa da quella delle batterie al litio. In queste componenti l’energia viene accumulata in forma chimica, nei sistemi Energy Dome attraverso un ciclo fisico. La CO₂ gassosa si comprime fino a diventare liquida, usando l’elettricità prodotta in eccesso da fonti rinnovabili.

Durante questo processo si genera calore, che viene conservato in un serbatoio apposito. Quando serve energia, il CO₂ liquido viene riscaldato, torna gas ed espandendosi fa girare una turbina, che produce elettricità.

Tutto accade in un sistema chiuso, senza emissioni. Il CO₂ non finisce in atmosfera, ma rimane nel ciclo pronto per essere riutilizzato. Il risultato è un accumulo energetico che può durare fino a 24 ore, superando di gran lunga le prestazioni delle batterie al litio, che si fermano a quattro.

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Schema di funzionamento della CO₂ Battery di Energy Dome. Il sistema alterna una fase di compressione e liquefazione del gas (carica) a una fase di espansione e produzione elettrica (scarica). Il tutto avviene in un ciclo chiuso, senza emissioni, utilizzando componenti meccanici già presenti sul mercato. Immagine da Energy Dome

Un’idea italiana per un problema globale

Energy Dome valorizza la produzione di energia da fonti rinnovabili. Immagazzinare la corrette prodotta in condizioni favorevoli, quando il sole brilla o il vento soffia, ha sempre richiesto batterie chimiche, che hanno costi elevati, richiedono materiali rari e inquinanti, durano poco.

La CO₂ Battery cambia tutto: è costruita con materiali comuni, può essere installata ovunque, non usa minerali critici, non inquina. E funziona con tecnologie già esistenti, senza dover inventare processi nuovi o irrealizzabili su larga scala.

Che questa innovazione arrivi dall’Italia, da una giovane realtà milanese, rende la notizia ancora più rilevante. In un’epoca in cui si parla di reshoring, autonomia strategica e sovranità tecnologica, Energy Dome dimostra che anche da qui si può guidare una rivoluzione energetica.

La tecnologia non è più un prototipo sperimentale: il sistema di Energy Dome ha già funzionato nella rete italiana per oltre tre anni. Oggi sono già stati firmati contratti per impianti commerciali negli Stati Uniti e in India, e il primo impianto full scale da 20 MW è operativo.

Il progetto pilota in Italia: Ottana, Sardegna

Uno di questi è già in fase di completamento in Italia, nel comune di Ottana, in Sardegna. Il progetto, realizzato da Energy Dome in partnership con ENGIE, prevede un’unità da 20 MW / 200 MWh, in grado di fornire elettricità a circa 14.000 famiglie per 10 ore consecutive.

Questo impianto rappresenta uno dei primi esempi concreti al mondo di accumulo energetico a lunga durata supportato da un accordo commerciale di dispatch: ENGIE si occuperà dell’ottimizzazione e dell’integrazione dell’energia immagazzinata nel mercato elettrico italiano.

Il progetto Ottana ha anche ottenuto un finanziamento europeo tramite EU-Catalyst, un’iniziativa lanciata insieme a Breakthrough Energy (di Bill Gates), alla Commissione Europea e alla Banca Europea per gli Investimenti. Annunciato a COP28, è stato riconosciuto a livello globale come modello di riferimento per accelerare le tecnologie verdi emergenti. In Energy Dome investono anche 360 Capital, Cdp Venture, la famiglia Moratti ed Eni.

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L’impianto di Ottana (foto Energy Dome)

Una tecnologia pronta per essere scalata

Secondo Google, la CO₂ Battery di Energy Dome è attualmente la tecnologia di accumulo a lunga durata più matura del proprio portafoglio, con un potenziale di commercializzazione più rapido rispetto ad altre soluzioni avanzate ancora in fase sperimentale. Questo la rende ideale per essere applicata già nel breve periodo, in particolare per sostenere la crescita flessibile e continua dei consumi legati all’intelligenza artificiale e ai data center.

Google intende inoltre supportare una più ampia gamma di tecnologie per accumulo energetico a lunga durata, affiancando progetti già pronti come quelli di Energy Dome ad altri ancora in fase iniziale. L’obiettivo è favorire la transizione energetica globale non solo attraverso investimenti e partnership, ma anche mediante politiche energetiche favorevoli che diano valore a tecnologie flessibili, affidabili e prive di emissioni.

«Siamo entusiasti di compiere questo primo passo con Energy Dome per sbloccare tutto il potenziale dello stoccaggio a lunga durata», scrivono i manager di Google. «La nostra collaborazione rafforzerà la resilienza delle reti, permettendoci di alimentare le nostre tecnologie, far crescere le economie e tenere accese le luci con energia pulita 24 ore su 24».

AI e accumulo energetico: come Google userà la CO₂ Battery

La partnership tra Google ed Energy Dome è la risposta a una delle sfide più urgenti dell’era dell’intelligenza artificiale: garantire energia pulita, stabile e continua per alimentare i data center che gestiscono modelli sempre più grandi e attivi 24/7 e che consumeranno in futuro sempre più energia.

Google intende installare le batterie a CO₂ in prossimità delle reti che alimentano le proprie infrastrutture operative globali, a partire proprio dai centri di calcolo dedicati all’AI. Grazie alla capacità di accumulare e rilasciare energia per cicli prolungati (fino a 24 ore), la tecnologia di Energy Dome consente di usare al massimo l’energia rinnovabile anche quando sole e vento non sono disponibili.

L’azienda punta a scalare la tecnologia su più aree geografiche strategiche — Europa, Stati Uniti e Asia-Pacifico — con progetti già in pipeline. In parallelo, Google continua a sviluppare strumenti come il data center demand response, che permettono ai suoi impianti di adattare i consumi energetici in tempo reale sulla base della disponibilità di energia pulita.

Questa combinazione di accumulo, intelligenza nella gestione della domanda e rinnovabili locali rappresenta la base per una nuova generazione di infrastrutture digitali: più intelligenti, resilienti, e davvero carbon-free. Una condizione indispensabile per sostenere l’evoluzione dell’AI su scala mondiale senza aggravare il bilancio ambientale.

Secondo il Long Duration Energy Storage Council, tecnologie come quella di Energy Dome potrebbero generare oltre 500 miliardi di dollari di risparmio all’anno a livello globale entro il 2040, grazie alla loro capacità di ottimizzare le reti elettriche e ridurre l’uso di risorse fossili. Non si tratta solo di sostenibilità, ma anche di efficienza economica.

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