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Google AI fa infuriare gli editori USA, ruba contenuti

La Modalità AI di Google, quella che permette di fare ricerche online sfruttando la forza dell’intelligenza artificiale, con risultati frutto di una analisi incrociata di varie informazioni di qualità reperibili online (in base alle query indicate dall’utente), sta facendo arrabbiare non pochi editori negli USA che – senza mezzi termini – definiscono la modalità in questione “un furto”, sfruttando contenuti senza prevedere un equo compenso e senza offrire all’utente la possibilità di rinunciare a questa modalità.

Google non offre protezioni agli editori

Bloomberg ha ottenuto alcuni documenti interni di Google dai quali si evince che l’azienda aveva considerato la possibilità di offrire agli editori controlli su come tenere conto dei contenuti mostrati dall’AI, ma alla fine avrebbe deciso di non fare nulla, dando priorità alle funzionalità del servizio e non a forme di protezione nei confronti degli editori.

L’accusa della News/Media Alliance

La News/Media Alliance (colosso che rappresenta oltre 2.200 testate) punta il dito contro Google per avere ulteriormente sottratto agli editori contenuti originali sia in termini di traffico, sia in termini di ritorno economico. In una dichiarazione dell’Alleanza si legge: “I link sono stati l’ultima virtù compensatoria delle ricerche online, offrendo ai publisher traffico e profitti. Ora Google semplicemente sottrae i contenuti con la forza e li usa senza dare nulla in cambio, la definizione di furto. Il Dipartimento di Giustizia USA deve affrontare questo problema e impedire il costante dominio di internet da parte di un’azienda”.

Una presa di posizione altrettanto netta arriva dal CEO di Cloudflare che guardandola da suo punto di vista ha dichiarato che Google sta “uccidendo il web” almeno così come l’abbiamo conosciuto finora.

Se il web sta per morire è tutta colpa di Google
Foto di Firmbee.com Unsplash

Il controllo negato ai publisher

Il sito 9to5Google afferma che Google ha deciso di non offrire alcun controllo ai publisher, semplicemente perché altrimenti nessuno avrebbe offerto questa possibilità senza alcun ritorno. Non solo: Big G avrebbe deciso di non chiedere permessi e di mettere gli editori davanti al fatto compiuto: o ti fai usare dall’AI, o sparisci dalle ricerche.

Le conseguenze sul giornalismo

Come è facile immaginare, il furto dei contenuti potrebbe avere conseguenze devastanti per il settore dei media, un giochetto che rischia di mettere in ginocchio l’intero settore del giornalismo, bypassando completamente i link che portano traffico (e denaro) ai siti degli editori.

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