Ci sono oggetti che, nel bene o nel male, segnano un’epoca. Uno di questi è il Mac Pro del 2013, o meglio era. Con la sua forma cilindrica da cestino della spazzatura e l’ambizione di reinventare la workstation professionale, è stato oggetto di entusiasmi e critiche (più le seconde delle prime), ed è sopravvissuto a lungo come simbolo di un’idea nuova alla radice che però non ha mai trovato davvero un posto nel mondo. Ma ora giunge, anche simbolicamente, il tempo di salutarlo.
Apple ha appena aggiornato la lista dei suoi prodotti vintage e obsoleti, e tra i nomi che fanno più rumore spicca proprio lui: l’esperimento più discusso dell’era Schiller.
La parabola del “Trash Can” Mac Pro
Quando fu presentato nel 2013, l’allora capo del marketing Apple lo lanciò con una frase rimasta negli annali: “Can’t innovate anymore, my ass” (Dicono che non innoviamo più? Col cavolo!). E in effetti, sul piano estetico e ingegneristico, quel Mac Pro era qualcosa di mai visto: un corpo in alluminio nero, alto appena 25 centimetri, con un sistema termico centrale pensato per ottimizzare il raffreddamento e ridurre l’ingombro.
Apple non era ancora quella di oggi, l’azienda che finisce sulle prime pagine dei quotidiani ad ogni respiro, ma noi eravamo là (nella foto sotto il nostro Antonio Dini osserva un prototipo del Mac Pro) e fummo decisamente impressionati, e con noi tutto il mondo della tecnologia, mentre gli utenti professionali non vedevano l’ora di provarlo.
Quando venne effettivamente lanciato nel dicembre del 2013, l’entusiasmo si affievolì per poi scemare progressivamente. A fronte di un costo importantissimo, aveva una struttura compatta che non dava spazio agli aggiornamenti, in particolare per le GPU, che nel frattempo diventavano più grandi e affamate di energia.
Tutto doveva passare per Thunderbolt, con cavi e periferiche sparse in giro che annullavano il vantaggio delle dimensioni ridottissime. Apple si trovò rapidamente in un angolo, incapace di evolvere quel design senza riscriverlo da zero.
Nel 2017, Craig Federighi ammise le ragioni di un design hardware che restava lo stesso da 4 anni: “Ci siamo infilati in un angolo termico”. Il Mac Pro cilindrico smise di essere venduto solo a fine 2019, con l’arrivo del modello “a grattugia”, decisamente più modulare.
Altri prodotti aggiunti alla lista vintage
Secondo la definizione ufficiale, un prodotto Apple diventa vintage cinque anni dopo l’ultima distribuzione commerciale. Per il Mac Pro 2013 è finalmente arrivato quel momento, ma non è solo. Ecco gli altri dispositivi che entrano a far parte della stessa categoria:
- MacBook Air da 13 pollici (2019)
- iMac (2019)
- iPad Pro da 11 pollici (2018)
- iPad Pro da 12,9 pollici di terza generazione (2018)
- iPhone 8 da 128 GB
Quest’ultimo è l’ultimo dei tre modelli di iPhone 8 a finire nella lista: i tagli da 64 e 256 GB erano già stati inclusi all’inizio del 2025.
Da vintage a obsoleti: gli accessori AirPort
Apple ha anche aggiornato l’elenco dei prodotti considerati obsoleti, ossia quelli per cui non fornisce più supporto né parti di ricambio, nemmeno attraverso i centri autorizzati. È il destino che spetta oggi a diversi accessori della famiglia AirPort:
- AirPort Express di seconda generazione
- AirPort Time Capsule da 2 e 3 TB
- AirPort Extreme 802.11ac
Questi dispositivi avevano già raggiunto lo status “vintage” due anni fa, e ora vengono ufficialmente classificati come obsoleti, superando i sette anni dalla loro ultima messa in vendita.
Riparazioni e supporto: cosa cambia
Ricordiamo che per i prodotti vintage, Apple e i centri autorizzati possono ancora offrire riparazioni, ma solo se i componenti sono disponibili. Quando invece un dispositivo entra nella lista obsoleti, il supporto ufficiale cessa completamente.
Fanno eccezione alcuni Mac portatili, che possono essere riparati solo per la batteria fino a dieci anni dalla fine della distribuzione commerciale, ma anche in quel caso si tratta di una possibilità subordinata alla disponibilità delle parti.













