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Meta annuncia data center AI colossali, uno grande come Manhattan

Meta sta investendo somme colossali, fino a centinaia di miliardi di dollari, per costruire una nuova generazione di data center giganti destinati ad alimentare, naturalmente, l’intelligenza artificiale AI. L’obiettivo dichiarato da Mark Zuckerberg è quello di sviluppare una “superintelligenza”, ovvero sistemi di intelligenza artificiale generale (AGI) capaci di raggiungere o superare le capacità cognitive umane in più ambiti.

Due dei progetti chiave di questa trasformazione sono i super data center Prometheus e Hyperion, che segneranno un nuovo standard in termini di potenza e scala. Prometheus, previsto per il 2026, sarà situato a New Albany, Ohio, e fornirà 1 gigawatt (GW) di potenza di calcolo.

Invece Hyperion, ancora più imponente, sorgerà in Louisiana e, secondo Meta, sarà in grado di raggiungere una capacità di 5 GW nel corso di alcuni anni, su una superficie pari a quella di Manhattan. Solo per fare un confronto, la maggior parte dei data center tradizionali raggiunge al massimo qualche centinaio di megawatt.

A guidare questo sforzo, Meta ha costituito la divisione Superintelligence Labs, reclutando talenti di primo piano provenienti da realtà come OpenAI, Google DeepMind e Scale AI. In testa alla squadra c’è Alexandr Wang, ex CEO di Scale AI, affiancato da Daniel Gross, già a capo di Safe Superintelligence.

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Il data center AI Hyperion di Meta sarà ampliato e potenziato negli anni, fino a occupare un’area paragonabile a Manhattan – immagine di Meta – Mark Zuckerberg

Il prezzo da pagare

Tuttavia, la corsa verso l’AI porta con sé un costo ambientale non indifferente. I data center di nuova generazione, infatti, richiedono enormi quantità di energia e acqua, come ben noto da tempo.

Secondo un’inchiesta del New York Times, una struttura di Meta in Georgia ha già causato gravi problemi idrici alla comunità locale, prosciugando pozzi e spingendo i costi dell’acqua verso aumenti che, nei prossimi due anni, si stima cresceranno del 33%. In alcuni casi, le richieste di utilizzo superano i sei milioni di litri d’acqua al giorno, più dell’intero fabbisogno quotidiano di alcune contee.

Questa situazione si sta replicando in altri stati americani come Texas, Arizona, Louisiana e Colorado, dove la costruzione di data center sta mettendo sotto pressione risorse idriche e reti elettriche già fragili. A Phoenix, per esempio, la scarsità d’acqua causata sempre dalla presenza di data center ha costretto alcuni costruttori edili a sospendere i lavori.

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Nonostante questi impatti ambientali e sociali, le grandi aziende tech sembrano intenzionate a proseguire senza sosta. Oltre a Meta, anche OpenAI (con il progetto Stargate in collaborazione con Oracle e SoftBank) e xAI di Elon Musk (con il supercomputer Colossus) stanno sviluppando infrastrutture mastodontiche per l’AI.

Anche l’impatto sull’energia elettrica non è indifferente. Secondo alcune stime, entro il 2030 i data center potrebbero arrivare a consumare il 20% dell’elettricità totale degli Stati Uniti, rispetto al 2,5% del 2022. Questo trend, se non accompagnato da un potenziamento significativo delle infrastrutture energetiche, rischia di accentuare le tensioni tra le esigenze tecnologiche e il benessere delle comunità locali.

Tutti gli articoli dedicati all’Intelligenza Artificiale sono nella sezione dedicata di macitynet.

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