La battaglia legale tra Google – Alphabet ed Epic Games iniziata nel 2020 potrebbe finire grazie alla proposta di Big G per modificare sia Android che Google Play Store, come segnala Reuters.
L’obiettivo di entrambe le parti è quello di rendere la piattaforma più aperta ai negozi di app alternativi e terze parti, così come ridurre i costi per gli sviluppatori di app e servizi, garantendo loro maggiore libertà in termini di proposta commerciale, fatturazione e sistemi di pagamento.
Si tratta di cambiamenti sostanziali che, se accolti dal giudice, verranno applicati non solo negli USA ma anche in Europa e nel resto deo mondo, Italia inclusa. La portata dei cambiamenti proposti da Google per Android e Play Store è profonda e completa. Tanto che persino TIM Sweeney, Il CEO di Epic Games da sempre portavoce della battaglia legale contro Apple e Big G, ha definito la proposta di Google nientemeno che «Fantastica».

Cosa cambia in Android: negozi di app alternativi
Se la proposta sarà accolta, a partire della prossima versione utile, quindi da Android 17, il sistema operativo permetterà agli utenti di installare negozi di app alternativi che rientrano in un elenco di quelli registrati ufficialmente e approvati da Big G.
L’installazione di questi App Store alternativi e terze parti si potrà effettuare effettuando un singolo clic, all’interno di una singola pagina di installazione scritta in linguaggio neutrale. Questo include anche il permesso concesso agli App Store alternativi per l’installazione di app.
Sono previste commissioni ragionevoli che gli App Store alternativi devono pagare a Google per coprire i costi operativi e di gestione: si tratta di costi fissi contenuti che non possono variare in base al fatturato. Questo permetterà a Epic Games di creare un suo negozio alternativo di app e giochi su Android con costi e condizioni molto più favorevoli.

Cosa cambia in Google Play Store
Sempre se la proposta verrà accolta, cambierà drasticamente al ribasso lo schema delle commissioni che gli sviluppatori devono versare a Google per app, contenuti digitali e servizi distribuiti e venduti tramite Google Play Store. Al momento la percentuale è del 15% per il primo milione di dollari di ricavi, per poi raddoppiare al 30% per ricavi di importo superiore, mentre per gli abbonamenti la percentuale è del 15%.
Invece nella proposta la percentuale minima di commissione parte dal 9% per tutte le app e gli acquisti in generale, inclusi gli abbonamenti. Invece per i videogiochi la percentuale varia dal minino del 9% fino al 20%. Per esempio nelle vendite in-app dei giochi, oggetti e accessori esclusivamente estetici hanno una commissione contenuta al 9%. Invece i potenziamenti acquistati che offrono vantaggi nel gioco, hanno una commissione superiore pari al 20%.
A queste commissioni si deve aggiungere un ulteriore 5% a carico degli sviluppatori che impiegano il sistema di pagamento e fatturazione Google Play Billing. Anche qui si tratta di una riduzione importante rispetto all’attuale 15% di commissioni fino al primo milione di fatturato, e poi del 30% per fatturati superiori. D’altra parte Big G può addebitare una commissione per le transazioni completate utilizzando metodi di pagamento alternativi.
La soluzione di Google piace, quella di Apple no
Oltre alla riduzione delle commissioni, gli sviluppatori sono liberi di proporre sistemi di pagamento alternativi rispetto e a fianco di quello di Google. Secondo Tim Sweeney, CEO di Epic Games l’accordo proposto da Google non è solamente «Fantastico» ma molto di più:
“Questa è Una soluzione completa che contrasta con il modello di Apple che blocca tutti gli store concorrenti”
Se l’accordo tra Google ed Epic Games verrà approvato in USA, tutta l’attenzione si concentrerà sulla battaglia legale tra lo sviluppatore di giochi e Apple che invece rimane ancora aperta. In questo caso forse anche Cupertino dovrà prendere in considerazione modifiche simili a quelle proposte da Google per porre fine a una guerra che dura dal 2020.
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