Da “semplice” progettista di architetture, Arm prova a diventare un produttore a pieno titolo di chip. L’indiscrezione circola da anni ma ora il Financial Times afferma che società specializzata in processori basati sull’architettura ARM (da cui il nome dell’azienda) acquisita nel 2016 dal gruppo giapponese SoftBank, presenterà entro l’estate il suo primo chip “fatto in casa”.
Il passaggio dalla progettazione (design di riferimento per i quali si fa pagare da produttori quali Qualcomm, Apple e Samsung) alla creazione di chip veri e propri permetterà di competere con altri grandi nomi e cavalcare l’onda dell’IA con soluzioni “chiavi in mano” per le quali c’è già un primo cliente: Meta.
I chip di Arm dovrebbero essere il punto di forza di server in grandi data center di Meta. La produzione dovrebbe essere affidata in subappalto ad aziende quali Taiwan Semiconductor Manufacturing Co (TSMC). SoftBank sta intanto cercando di chiudere (per 6,5 miliardi di dollari) l’acquisizione di Ampere, finora sostenuta da Oracle, società che si è fatta notare per la progettazione di chip Arm-based destinati a server, accordo fondamentale per il progetto che permetterà ad Arm di offrire chip specializzati.
Il valore di Arm (che ha sede a Cambridge, nel Regno Unito) è intanto raddoppiato da quando l’azienda si è quotata al Nasdaq nel 2023, merito anche di partnership con Nvidia e Amazon che hanno contributo al la sua rapida crescita. Reuters ha riferito che Arm sta intanto reclutando talenti da suoi stessi clienti e progettisti di chip della Silicon Valley, elemento che dovrebbe rafforzare ulteriormente la sua divisione chip per quella che in futuro, secondo molti osservatori potrebbe diventare una fonte di ricavi importante per l’azienda. Per ora Né Arm né Meta hanno commentato ufficialmente le indiscrezioni (a dicembre il CEO di Arm, Rene Haas, aveva negato l’intenzione di ARM di costruire processori proprietari).












