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Spid, si cambia ancora, ora è ufficiale: chi dovrà pagare per continuare a usarlo

Lo Spid non chiude e resta gratuito, ma qualcosa cambia davvero: ecco chi dovrà pagare per continuare a usarlo fino al 2030.

Il Sistema Pubblico di Identità Digitale, meglio conosciuto come Spid, è ormai parte integrante della nostra vita online.

Permette a milioni di italiani di accedere ai servizi digitali della Pubblica Amministrazione — dall’INPS all’Agenzia delle Entrate, fino ai portali sanitari regionali — con un’unica coppia di credenziali.

Spid ancora gratuito ma non per tutti

E’ la nostra chiave d’ingresso nel mondo digitale della burocrazia italiana. Funziona attraverso un meccanismo di autenticazione che verifica l’identità dell’utente tramite gestori accreditati (come PosteID, Aruba, Infocert e altri), i quali garantiscono sicurezza e affidabilità.

Negli ultimi mesi, però, sullo Spid si era addensata una vera e propria ombra di incertezza. Si parlava apertamente della possibilità di una sospensione o di un graduale spegnimento del sistema, a vantaggio della Carta d’Identità Elettronica (CIE), considerata dal Governo il pilastro dell’identità digitale nazionale. La paura era che, con la scadenza della convenzione tra i gestori e l’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID), milioni di cittadini potessero ritrovarsi improvvisamente senza accesso ai servizi pubblici online.

Questa ipotesi, per fortuna, è stata scongiurata. Infatti, è arrivata la notizia ufficiale: il rinnovo quinquennale della convenzione tra AgID e i gestori di identità digitali è stato firmato, garantendo così la piena operatività di Spid fino al 2030. Una decisione che assicura continuità e stabilità al sistema, evitando un blackout digitale che avrebbe avuto conseguenze pesantissime per la Pubblica Amministrazione e per i cittadini.

Spid salvo per il momento
Lo Spid resta una identità digitale valida almeno per ora – macitynet.it

Senza ombra di dubbio, si tratta di una vittoria temporanea, ma significativa. Spid continuerà a funzionare, e per gli utenti non cambierà nulla: l’accesso rimarrà gratuito e senza interruzioni. Tuttavia, dietro le quinte, la questione economica resta tutt’altro che risolta.

Finora, infatti, i costi di gestione del sistema sono stati sostenuti dallo Stato e dai gestori accreditati, ma il nuovo quadro normativo potrebbe cambiare gli equilibri. Si parla, in particolare, di una possibile transizione verso un modello misto, in cui alcuni servizi avanzati potrebbero diventare a pagamento, soprattutto per le imprese o per gli enti privati che scelgono di utilizzare Spid come metodo di autenticazione.

Il vero punto di svolta sarà rappresentato dall’arrivo dell’IT-Wallet, il portafoglio digitale previsto dal regolamento europeo sull’identità digitale (eIDAS 2.0). Questo strumento, che dovrebbe integrare documenti, patente e identità digitale, sarà accessibile principalmente tramite CIE. Ecco perché, nel medio-lungo periodo, la posizione di Spid potrebbe diventare sempre più marginale.

Per ora, la proroga fino al 2030 rappresenta una boccata d’ossigeno per tutti. Ma è chiaro che la partita sulla digitalizzazione italiana è tutt’altro che chiusa. Alcuni provider, del resto, come Aruba, Infocert e Register, hanno deciso da tempo di far pagare i servizi aggiuntivi, la discussione sull’accesso libero all’identità digitale è, così, tutt’altro che conclusa.

Il Governo dovrà decidere se mantenere un modello liberale, con uno Spid gratuito e sostenuto dallo Stato, o se spingere verso una centralizzazione basata sulla CIE, che invece prevede un costo per il rilascio. In ogni caso, la direzione è tracciata: l’identità digitale è destinata a diventare sempre più integrata, sicura e — forse — meno gratuita di quanto lo sia oggi.

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