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Anche la Russia blocca le VPN

Dopo la Cina, anche la Russia vieta i sistemi che consentono di aggirare la censura, i sistemi di cifratura del traffico di rete noti come VPN. In Cina il governo obbliga chi vuole proporre VPN a chiedere specifiche licenze. Apple si è mossa di conseguenza e ha eliminato dall’App Store cinese, le VPN non conformi alle leggi del paese, con conseguenti polemiche.

In Russia, Vladimir Putin ha firmato una legge che dall’1 novembre impedirà accesso a tecnologie che consentono di aggirare restrizioni del paese e accedere a siti e servizi internet vietati sfruttando proxy e VPN.

Leonid Levin, capo della Commissione parlamentare per la politica dell’informazione, afferma che “il nuovo provvedimento non introduce nuovi divieti per i cittadini che rispettano la legge”. A suo dire, l’obiettivo è solo proibire l’accesso a contenuti illegali. Il problema è capire cosa si intende per “illegale”. Come più volte ha evidenziato l’ONG Freedom House, le leggi approvate con presunti scopi antiterroristici non sono altro che “un pretesto per bloccare contenuti politici, il più delle volte senza alcun intervento giudiziario”.

Russia Blocca le VPN

In dettaglio gli ISP dovranno bloccare gli utenti che tentano di usare questi strumenti. Si tratta ovviamente solo d un modo per rafforzare la censura in vista delle elezioni che si svolgeranno a marzo del prossimo anno.

Come già accaduto in Cina, è probabile che anche in Russia Apple sarà costretta a rimuovere le app-VPN. In Russia, il meccanismo di “protezione” è ancora più subdolo di quello cinese. Dal 2015 tutti i dati raccolti da cittadini russi devono essere memorizzati in server fisicamente collocati entro i confini della federazione.

Dallo scorso anno, la famigerata legge Jarovaja (dal nome della deputata di Russia Unita, il partito di Putin e del premier Medvedev, che l’ha presentata) gli ISP sono obbligati a conservare il traffico degli utenti archiviare il contenuto di tutte le comunicazioni per sei mesi, inclusi i relativi metadati per tre anni. I servizi che sfruttano sistemi cifrati, dalle chat ai social network, sono obbligati a garantire una ‘backdoor’, cioè un accesso, alle forze di sicurezza.

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