Taiwan Semiconductor Manufacturing Co. TSMC ha licenziato alcuni dipendenti che avrebbero cercato di rubare segreti commerciali legati all’avanzata tecnologia a 2 nanometri, nodo che promette miglioramenti in termini di efficienza energetica e prestazioni nel settore dei semiconduttori con chip che dovremmo vedere nel 2026.
L’azienda ha confermato l’avvio di un’azione legale e l’High Prosecutors Office di Taiwan si sta occupando del caso nell’ambito del National Security Act, legge sulla sicurezza nazionale del Paese. I dipendenti licenziati avrebbero cercato di accedere a documenti riservati legati allo sviluppo e produzione dei chip a 2nm; la tecnologia in questione è quella che dovremmo vedere il prossimo anno nel chip A20 degli iPhone 18.
La multinazionale taiwanese ha individuato l’infrazione nell’ambito del monitoraggio dei sistemi contrassegnando pattern di accessi irregolari durante controlli di routine. Il nodo produttivo a 2nm gioca un ruolo fondamentale nella leadership di TSMC per la produzione di semiconduttori ed è classificata come status di bene nazionale fondamentale dal governo taiwanese.

Indagini in corso
Come accennato, TSMC ha riferito di “attività non autorizzate” durate i monitoraggi di routine, elemento che ha portato alla scoperta del tentativo di furto di informazioni riservate. L’azienda ha risposto con azioni disciplinari immediate, incluso il licenziamento delle persone coinvolte e avviato un procedimento giudiziario.
Non è chiaro qual è l’esatta natura delle informazioni alle quali hanno avuto accesso i sospetti, ma è stato riferito che si tratta di qualcosa legato al nodo a 2nm, il più avanzato processo attualmente in fase di sviluppo.
Stando a quanto riferisce Nikkei Asia, sono in corso indagini per capire se quanto accaduto viola il National Security Act di Taiwan, legge che protegge tecnologie etichettate come “tecnologie nazionali critiche fondamentali”. Secondo quanto prevedono norme specifiche, l’uso o la divulgazione di informazioni confidenziali senza autorizzazione costituisce un reato penale.
Le Autorità hanno riferito di “forti sospetti” che almeno tre persone, inclusi attuali ed ex dipendenti, abbiano cospirato per accedere e tentare di estrapolare segreti commerciali, quelli che probabilmente avevano intenzione di vendere al migliore offerente.
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