C’è una rivoluzione in arrivo per gli utilizzatori dei dispositivi Apple. E non quella dell’Intelligenza Artificiale, ufficialmente in ritardo, né quella della nuova Siri. Non è neppure la smart home. Quello che sta per sbucare dal cilindro di Cupertino è una nuova interfaccia totalmente differente del sistema operativo.
Dell’argomento parla, manco a dirlo, il solito Mark Gurman, una sicurezza quando si discurte di anticipazioni del mondo della Mela che illustra diversi dettagli di quel che si prepara nei laboratori dell’azienda americana.
Apple, si apprende dall’articolo, ha come obiettivo principale quello di semplificare il modo in cui gli utenti utilizzano i loro dispositivi e di rendere il più omogenea possibile l’esperienza di utilizzo dei vari dispositivi, oggi separati da grafica e interfaccia.
«I cambiamenti – dice Gurman – andranno ben oltre un nuovo linguaggio di design e semplici ritocchi estetici. Sarà l’aggiornamento più significativo per il Mac dai tempi di macOS Big Sur nel 2020 e la più grande rivoluzione dell’iPhone da iOS 7 nel 2013»
Uno degli obiettivi principali del restyling per iOS 19 e iPadOS 19, nome in codice “Luck”, e macOS 16, (“Cheer”.) è quello di rendere i sistemi operativi Apple più simili e coerenti tra loro. Non siamo parlando di unificare i suoi sistemi operativi ma di fare più omogenee le applicazioni, le icone e gli stili delle finestre che oggi variano tra macOS, iOS e visionOS, migliorando l’esperienza quando si passa da un dispositivo all’altro.
La fonte di ispirazione dell’interfaccia sarà quella di VisionOS che avrà anche venduto poco o nulla ma è stato in grado di introdurre innovazioni da punto di vista visuale come le icone delle app circolari, una vasta semplificazione delle finestre, pannelli traslucidi, effetto 3D e ombre.
Dato che con VisionOS c’è un ambiente immersivo mentre con macOS e iOS non c’è questa esperienza e quindi non tutto sarà trasferito sulle altre piattaforme.

Apple sta anche procedendo con cautela per ragioni strategiche. Cambiare radicalmente l’interfaccia è molto rischioso «e può generare reazioni contrastanti».
Già in passato ci furono proteste e malumori quando le interfacce di iOS vennero cambiate (chi ricorda l’epica querelle sullo scheuomorfismo e flat design?) e più recentemente persino l’aggiornamento dell’app Foto ha suscitato protesto. Con più di 2 miliardi di dispositivi Apple utilizzati largamente non solo per il tempo libero ma anche lavorare, un cambiamento così radicale come quello prospettato mette in gioco un’altissima posta.
Per questo Alan Dye, uno dei discepoli più diretti di Jonathan Ive, la cui cui visione è stata alla base di wtachOS e di iOS 7 e che sta lavorando alla nuova interfaccia di iOS 19 e macOS 16, va avanti con i piedi di piombo.
Ha reclutato un team di oltre 300 persone, «responsabile non solo dell’aspetto e del funzionamento del software, ma anche dei suoni dell’interfaccia», dice Gurman e si è messo accanto un altro pezzo grosso: Molly Anderson, responsabile del design industriale e hardware.











