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Dentro ai laboratori dove Apple testa l’audio degli Airpods

Cuore, scienza e anche un po’ di… Fantasia. la dove la Fantasia non è la capacità di proiettarsi oltre l’esperienza concreta ma il film con cui venne introdotto il surround. Questo e molto, molto altro, c’è dietro alla magia con cui gli auricolari Apple, in particolare gli ultimi Airpods Pro 3, restituiscono suono ed emozioni, uno scenario complesso fatto di macchinari avanzati e ossessione Apple per la precisione.

È Apple stessa a dischiudere le porte dei laboratori (già descritti direttamente da Apple un anno fa) dove testa software e hardware di prodotti come Airpods Pro ed Airpods Max ad una visita di Engadget che ci racconta quanto visto e ci fa scoprire come nascono questi accessori.

L’ispirazione di Steve Jobs

Il punto di partenza ideale è, appunto, il cuore rappresentato da un sistema stereo vintage posto all’ingresso del laboratorio. Non è più un cimelio ma il richiamo al fondatore di Apple, Steve Jobs che aveva una grande passione per la musica.

È stato proprio Jobs a regalare questo apparato agli ingegneri audio: accoglie chi entra e ricorda che ogni prodotto deve essere pensato prima che per la mente per colpire il cuore come faceva la musica anche con le orecchie.

E soprattutto dice agli ingegneri che lo spirito di innovazione, visionarietà e perfezione che era di Jobs deve continuare a guidarli.

Le cabine audiometriche

Una parte cruciale dei laboratori Apple è dedicata alle cabine audiometriche, spazi insonorizzati che ricordano quelli degli studi di un audiologo. Sono piccole stanze senza finestre, rivestite di pannelli fonoassorbenti, dotate di un Mac e di strumenti clinici come gli audiometri. Qui vengono condotti migliaia di test per validare la precisione del controllo dell’udito integrato negli AirPods, confrontandolo con esami professionali. L’obiettivo è rendere il test non solo un supporto di benessere, ma un vero “clinical grade hearing test”.

Questa procedura consente agli utenti di monitorare il proprio udito, creare un profilo sonoro personalizzato e, quando necessario, usare gli AirPods come supporto acustico domestico con un grado di affidabilità riconosciuto anche a livello medico.

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Proprio qui è stato sviluppato anche il Personalized Spatial Audio, basato su array di micro-altoparlanti che analizzano come il suono interagisce con la forma dell’orecchio per garantire un’esperienza immersiva su misura.

I tuning studios

Accanto alle cabine, il cuore creativo è rappresentato dai tuning studios, spazi pensati per lavorare su qualsiasi dispositivo Apple capace di riprodurre audio: iPhone, iPad, Mac e naturalmente AirPods.

La loro missione è unire scienza e arte, e per questo riuniscono competenze eterogenee: dal suono dal vivo dei concerti al teatro di Broadway, fino all’ingegneria acustica classica. Gli ambienti sono allestiti come veri studi di registrazione: strumenti musicali, postazioni d’ascolto ottimizzate e scrivanie che sostituiscono la classica console da fonico.

Il lavoro quotidiano è meticoloso: il team ascolta migliaia di ore di musica, film e podcast in mono, stereo e Dolby Atmos. Sugli scaffali non mancano vinili, usati come riferimento per un suono “puro”. Ogni nuova versione di hardware passa attraverso decine di varianti di taratura, sfruttando l’audio computazionale per ottenere un risultato coerente e condiviso.

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Questa filosofia ha portato gli AirPods Pro 3 a offrire un suono considerato il più autentico della gamma, grazie alla combinazione tra gommini sigillanti e calcolo digitale. I microfoni hanno un ruolo altrettanto importante: testando registrazioni in studio e all’aperto, gli ingegneri hanno potuto introdurre la registrazione in qualità studio, trasformando gli auricolari in un’alternativa portatile a un microfono lavalier per i video su iPhone.

La camera anecoica

Un altro elemento centrale è la camera anecoica, una stanza dentro la stanza isolata dal resto dell’edificio. Pavimento, pareti e soffitto sono ricoperti di pannelli che assorbono completamente ogni onda sonora: qui non esistono riflessi, un battito di mani o una voce si spengono all’istante. Per muoversi si cammina su una griglia sospesa, perché anche il pavimento è riempito di materiale assorbente. È uno spazio surreale, quasi alieno, ma essenziale per il lavoro degli ingegneri.

In questo ambiente privo di rumori, i tecnici possono ascoltare i dispositivi al livello più puro, individuando e correggendo eventuali suoni indesiderati. La camera è fondamentale anche per lo sviluppo dell’audio spaziale: al centro, una sedia circondata da micro-altoparlanti consente di studiare come il suono rimbalza sul corpo umano e dentro l’orecchio. Da queste analisi è nato il Personalized Spatial Audio, che sfrutta la fotocamera dell’iPhone per creare un profilo acustico unico per ogni utente.

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Il Fantasia Lab

La parte più spettacolare del laboratorio è il Fantasia Lab, una sala sferica con decine di altoparlanti che consente di simulare qualsiasi ambiente sonoro. Il nome è un omaggio a “Fantasia” di Disney, primo film a introdurre il surround sound, e rappresenta bene lo spirito creativo del progetto. Qui vengono testate funzioni come trasparenza, cancellazione attiva del rumore e spatial audio degli AirPods Pro 3.

Il metodo è rigoroso: un tester viene fatto sedere al centro della sfera e ascolta suoni provenienti da direzioni diverse, così da valutare la precisione della trasparenza. Per l’ANC vengono invece riprodotti rumori di varia natura e intensità, misurando l’efficacia degli algoritmi. Infine, per l’audio spaziale, i suoni vengono diffusi da diversi punti reali per verificare se la percezione con gli AirPods corrisponde a quella del mondo fisico.

L’effetto più impressionante arriva con un concerto registrato in spatial audio: chi ascolta percepisce cori, strumenti e pubblico da ogni direzione, come se fosse davvero immerso nella folla, nonostante si trovi in una stanza chiusa. È la dimostrazione più chiara di come la ricerca tecnica possa trasformarsi in pura magia sonora.

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