Pochi giorni addietro abbiamo segnalato l’iniziativa di Operation Bluebird, startup che ha presentato istanza all’Ufficio Brevetti e Marchi statunitene per chiedere di scorporare da X Corp (l’azienda di Elon Musk) il legame con i trademark “Twitter” e “tweet“, nella speranza di rilanciare un nuovo Twitter con il vecchio brand, il logo dell’uccellino e sfrutatre il concetto di piazza globale com’era nell’era pre-Musk.
X (come si chiama ora Twitter) ha cambiato ii suoi termini di servizio per includere nuovamente il nome Twitter e il logo dell’uccellino blu tra gli elementi che non è possibile utilizzare “senza consenso”. La modifica, come riportato ora nei termini di servizio del social, entrerà in vigore dal prossimo 15 gennaio.
“I Servizi sono protetti da copyright, marchi e altre leggi sia degli Stati Uniti sia di altri Paesi. Nessuna disposizione dei Termini conferisce all’utente il diritto di utilizzare il nome X o il nome Twitter o uno qualsiasi dei marchi, loghi, nomi di dominio, altri elementi distintivi del marchio e altri diritti di proprietà di X o Twitter, e l’utente non può farlo senza il nostro esplicito consenso scritto”, si legge ora nelle nuove condizioni d’uso.

L’aggiornamento dei termini di servizio avviene a pochi giorni di distanza dalla notizia che Operation Bluebird aveva depositato una domanda di registrazione del marchio “Twitter” presso l’ufficio dei brevetti degli Stati Uniti.
Il sito Techcrunch ha ottenuto un documento di controquerela di X Corp, proprietaria del social, in cui si legge: “L’imputato Bluebird sta tentando sfacciatamente di rubare il marchio Twitter, famoso in tutto il mondo”.
Secondo Operation Bluebird, X aveva finora abbandonato l’associazione delle le proprie attività a Twitter, e la startup poteva quindi richiedere per sé l’utilizzo dei marchi relativi.
Perché il nome Twitter e non altri?
Michael Peroff, legale dell’Illinois e fondatore di Operation Bluebird, spiega che negli anni passati sono spuntati e hanno preso piedi vari social network stile Twitter, ad esempio Threads, Mastodon e Bluesky, ma nessuno vanta le dimensioni o la riconoscibilità del marchio che aveva Twitter prima dell’acquisizione di Elon Musk. “Possono esserci certamente delle alternative”, riferisce Peroff; “non ne conosco altre in questo momento che farebbero la differenza nel dibattito nazionale, mentre Twitter lo farebbe”.
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