L’Europa cambia le regole gli smartphone saranno soggetti ad un controllo più rigido, con le nuove norme in arrivo a breve.
L’Unione europea ha deciso di intervenire in modo deciso su un settore che, da oltre un decennio, rappresenta il cuore pulsante della tecnologia globale ma anche una delle sue aree più criticate.
A Bruxelles il messaggio è chiaro: i consumatori europei devono poter acquistare dispositivi più trasparenti, più efficienti e soprattutto più longevi. E per arrivare a questo risultato, l’Europa ha scelto di usare il pugno duro con le big tech.
Smartphone nuove regole e tutele per i consumatori
Già da tempo la Commissione europea lavora su un quadro normativo che imponga standard comuni a tutti i produttori, da Apple a Samsung, passando per Xiaomi e gli altri colossi del settore. Con l’entrata in vigore del Regolamento Ue n. 2023/1669, le regole diventano finalmente operative.
Si tratta di un testo che mira a introdurre nuovi obblighi in materia di sostenibilità, informazione al consumatore e supporto tecnico. In sostanza, un cambio di paradigma che potrebbe rivoluzionare il mercato europeo degli smartphone.
La principale novità è l’introduzione dell’etichetta energetica europea anche per smartphone e tablet. Fino a ieri riservata ad elettrodomestici come lavatrici, frigoriferi o televisori, l’etichetta diventa ora uno strumento di trasparenza anche nel settore mobile.

Ogni dispositivo venduto nei Paesi dell’Unione dovrà riportare in modo chiaro e visibile la classe energetica, i dati relativi alla durata della batteria, il livello di resistenza del prodotto e la sua capacità di essere riparato. In altre parole, il consumatore potrà finalmente valutare non solo le prestazioni tecniche o il design, ma anche la sostenibilità complessiva del dispositivo che intende acquistare.
Due impegni concreti
Ma non è tutto. Il regolamento introduce due impegni molto concreti per i produttori. Il primo riguarda gli aggiornamenti software, che dovranno essere garantiti per almeno cinque anni dalla data di uscita del dispositivo. Un passo fondamentale per contrastare l’obsolescenza programmata, fenomeno che negli ultimi anni ha sollevato più di una polemica.
Il secondo riguarda la disponibilità dei pezzi di ricambio, che dovrà essere assicurata per almeno sette anni, con la possibilità per i centri di assistenza – anche non ufficiali – di accedervi liberamente.
La Commissione europea, in più occasioni, ha ribadito che l’obiettivo non è solo ambientale ma anche economico: ridurre i rifiuti elettronici, garantire maggiore concorrenza e restituire ai cittadini la possibilità di scegliere prodotti duraturi, realmente riparabili e aggiornabili nel tempo. Una mossa che va nella stessa direzione delle politiche sul caricatore universale USB-C e che, senza ombra di dubbio, segna un nuovo punto di svolta per l’intero comparto tecnologico.
Le grandi aziende si stanno già muovendo per adeguarsi, ma non mancano le preoccupazioni, soprattutto per i costi aggiuntivi e per l’impatto sulla produzione. Tuttavia, l’Europa sembra decisa a non fare passi indietro. Il messaggio è chiaro: il futuro degli smartphone sarà più trasparente, sostenibile e controllato. E per una volta, a beneficiarne davvero saranno i consumatori.
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