La versione beta pubblica di iPadOS 26 disponibile da qualche giorno permette al grande pubblico di valutare uno degli aggiornamenti più significativi di sempre per il sistema operativo che gestisce gli iPad.
Apple ha finalmente affrontato il dilemma che ha accompagnato l’iPad sin dal lancio: rimanere un tablet semplice e intuitivo o evolversi in un vero sostituto del computer tradizionale. Come ben sappiamo iPadOS è nato come derivazione di iOS, ereditandone la facilità d’uso touch, ma negli ultimi anni si è arricchito di funzioni “pro” ispirate al Mac. Con iPadOS 26 questa convergenza raggiunge un nuovo apice, grazie a un completo restyling grafico (il nuovo design Liquid Glass) e a un multitasking rinnovato che rende l’iPad più simile a un Mac che mai.
In questa recensione non ci occuperemo degli aspetti che riguardano l’AI, un settore in cui Apple sta ancora lavorando quanto le modifiche all’interfaccia utente che rappresentano la grande differenza rispettano alla precedente versione di iPadOS. Molte delle novità di iPadOS Apple le presenta su iOS 26.
- 1 La storia di iPad in transizione tra iOS e macOS
- 2 La recensione della prima beta pubblica
- 3 Multitasking a “finestre” potenziato e con interfaccia “semaforo”
- 4 Le nuove App colmano molte lacune e rendono facile il passaggio da Mac e la comunicazione con iPhone
- 5 Miglioramenti “sotto il cofano” per utenti avanzati anche su iPad meno dotati
- 6 Il rovescio della medaglia: la curva di apprendimento
- 7 Estetica Liquid Glass carina ma a volte controproducente
- 8 Consistenza e solidità del sistema operativo in beta pubblica
- 9 Nel regno del Touch e di Apple Pencil
La storia di iPad in transizione tra iOS e macOS
Molte delle considerazioni emerse sopra rifletto la fase di trasformazione che sta attraversando iPadOS.
iPadOS 26 può essere visto come il culmine di un percorso iniziato qualche anno fa, in cui Apple ha gradualmente svincolato l’iPad dall’ombra dell’iPhone per avvicinarlo sempre più all’esperienza Mac, pur cercando di mantenere l’identità tablet.
Fin dal 2010, l’iPad è nato da una costala di iOS: un dispositivo con interfaccia touch pensato per essere semplice, immediato e focalizzato sulle app a schermo intero. Steve Jobs lo presentò come un “magico” via di mezzo tra smartphone e laptop, ideale per divertimento, creatività leggera e navigazione.
Per anni il software dell’iPad è rimasto praticamente identico a quello dell’iPhone, con gli stessi limiti (una sola app visibile per volta, niente accesso al file system se non tramite app, ecc.). Tuttavia, man mano che l’hardware degli iPad (soprattutto i modelli Pro) diventava sempre più potente – basti pensare agli ultimi iPad Pro con chip M1/M2, potenti quanto i Mac – cresceva la pressione perché il software si evolvesse di pari passo, sbloccando scenari d’uso più “da computer”. Apple ha a lungo esitato, per non confondere i ruoli dei suoi prodotti: la linea ufficiale era che “il Mac e l’iPad sono dispositivi differenti per fare cose diverse”
Questa filosofia conservatrice ha effettivamente frenato l’iPad nel raggiungere il suo potenziale completo con molte funzionalità che venivano introdotte a metà in qualche modo per distinguere artificialmente l’iPad dal Mac: un cursore tondo e non a freccia, multitasking limitato e tutto per evitare una competizione diretta e privilegiare una complementarità che aiutasse anche il marketing.
La svolta almeno nominale avviene con iPadOS 13 nel 2019: “iPadOS” si separa da “iOS” – e negli aggiornamenti successivi iPad viene dotato di strumenti più avanzati: supporto mouse e trackpad (iPadOS 13.4), interfaccia dei file più aperta, multitasking Split View e Slide Over potenziato, fino ad arrivare a Stage Manager in iPadOS 16 nel 2022 come primo tentativo di gestione a finestra. Stage Manager è stata una tappa importante – con le sue più finestre sovrapposte (sia pure organizzate dal sistema a lato dello schermo) e il supporto a monitor esterni separati. Tuttavia Stage Manager era opzionale e limitato a iPad con chip M1 o superiori inizialmente, segno della prudenza con cui Apple ha introdotto l’idea di finestre nell’ecosistema iPad.
Con iPadOS 26 siamo di fronte alla mossa più decisa: Apple sembra abbracciare senza mezzi termini l’uso dell’iPad “alla Mac”.
La recensione della prima beta pubblica
In questa recensione che esce dopo la presentazione della prima beta pubblica vi riportiamo anche l’esperienza fatta in queste poche settimane dal lancio ufficiale: Apple rilascia versioni per sviluppatori che si evolvono nel tempo ma per dare un primo giudizio occorre farlo su un prodotto relativamente maturo che magari non sarà quello finale ma che l’azienda ritiene sufficientemente completo da poterlo esporre al proprio pubblico.
Ci sono degli aspetti sicuramente in evoluzione ma la via maestra per un iPad che fa da ponte tra il mondo Mac e quello iPhone è stata finalmente imboccata con decisione.
Multitasking a “finestre” potenziato e con interfaccia “semaforo”
La novità più evidente e più gradita è il nuovo sistema di windowing (finestre sovrapponibili e ridimensionabili) che libera finalmente l’iPad dai limiti del passato.
Per chi proviene da un Mac è una sorta di liberazione dai limiti della precedente interfaccia: ora è possibile aprire più finestre di app, spostarle liberamente, ridimensionarle e persino affiancarle o sovrapporle a piacimento, in modo analogo a macOS ora possiamo dire che le finestre su iPadOS 26 “funzionano come su Mac”, complete di barre dei menu e pulsanti rosso/giallo/verde per chiudere, minimizzare o entrare in full-screen.
Questa flessibilità rende l’iPad molto più adatto al multitasking serio rispetto al passato, superando la vecchia logica Split View/Slide Over. Importante sottolineare che la modalità finestre è facoltativa: l’utente può attivarla o disattivarla rapidamente (c’è una opzione dedicata nel Centro di Controllo) e tornare all’esperienza a schermo intero classica senza stravolgere l’esperienza di chi ha sempre usato iPad o la facilità d’uso di una interfaccia molto apprezzata anche da chi ha ridotte capacità di intereaizone.
Gli elementi tipici di macOS erano attesi da anni dagli utenti pro: in iPadOS 26 ogni finestra ha ora una vera barra dei menu in cima (simile a quella Mac, con menu contestuali delle app) e il cursore quando si usa un trackpad/mouse è diventato una freccia invece del pallino circolare, proprio come sul Mac
Tornando al Semaforo: sono comparsi i classici tre bottoni rosso/giallo/verde in alto a sinistra per gestire le finestre e con una pressione prolungata su di essi si accede a opzioni avanzate di disposizione (spostare rapidamente la finestra su metà schermo, quarti, ecc., o organizzare fino a quattro app in layout predefiniti).
Si tratta di tocchi di design mutuati direttamente dal Mac che accelerano il workflow sull’iPad. Chi lo desidera può ancora usare Stage Manager per raggruppare finestre e spazi di lavoro (Apple l’ha mantenuto come opzione), ma in generale ora l’iPad può funzionare senza più i vincoli artificiali di prima.
Anche il Dock ora ha un comportamento più a-la-Mac: potete trasferirvi le cartelle di documenti e visualizzare il loro contenuto con un comportamento a “molla” e avete una modalità Exposè per ripulire la scrivania e portare in primo piani l’applicazione che volete utilizzare.
Le nuove App colmano molte lacune e rendono facile il passaggio da Mac e la comunicazione con iPhone
iPadOS 26 arricchisce l’iPad di applicazioni e capacità che lo avvicinano al Mac, colmando alcune lacune storiche. La nuova app Anteprima porta da Mac ad iPad (e pure su iPhone) un vero hub per PDF e immagini, permettendo di visualizzare, annotare e modificare questi file con Apple Pencil o touch o con l’interfaccia touch funzionalità finora appannaggio del Mac.
Debutta anche l’app Telefono su iPad, che consente di effettuare e ricevere chiamate cellulari sull’iPad (instradandole tramite l’iPhone associato).
Viene pre-installata l’app Diario, già vista su iPhone) e una nuova app Games che organizza in un unico posto tutti i giochi installati, facilitandone l’accesso.
L’applicazione File non è una novità ma il suo potenziamento con icone colorate e con la vista elenco con colonne ridimensionabili e cartelle comprimibili rende l’accesso ai documenti molto più naturale se si passa da Mac ad iPad.
Queste aggiunte sono state ben accolte: da un lato migliorano la continuità dell’ecosistema (es. poter avviare una telefonata o usare le capacità di Telefono direttamente da iPad dall’altro sfruttano il grande schermo dell’iPad per attività creative/produttive (modifica PDF con Anteprima, scrittura nel Diario, ecc.).
Miglioramenti “sotto il cofano” per utenti avanzati anche su iPad meno dotati
diversi recensori apprezzano piccole ma importanti modifiche in iPadOS 26 che strizzano l’occhio all’utente più smaliziato. Ad esempio, ora è possibile assegnare app predefinite per tipo di file (impostare quale app aprirà di default PDF, JPEG, ecc.), superando una limitazione di lunga data su iOS.
iPadOS 26 consente finalmente di eseguire alcuni task in background senza tenere l’app in primo piano (ad es. download pesanti o esportazione di video continueranno anche se si passa ad un’altra app) una capacità più vicina al comportamento di macOS. Infine, va notato che Apple è riuscita a portare molte novità anche su iPad meno recenti: “ogni iPad in grado di eseguire iPadOS 26 può usare le nuove funzioni multitasking in qualche misura” sebbene i modelli più vecchi siano limitati ad esempio a 4 finestre aperte contemporaneamente.
Questo permette in qualche modo di resuscitare e riportare in attività produttive anche vecchi iPad che ritenevate troppo limitati e non all’altezza di accompagnare un Mac recente.
Il rovescio della medaglia: la curva di apprendimento
Paradossalmente, quella che è la caratteristica di punta (le finestre in stile Mac) porta con sé anche complessità aggiunta per l’utente iPad, tradizionalmente abituato a un’esperienza più semplice.
La nuova modalità finestre potrebbe risultare per alcuni meno efficiente in termini di spazio” rispetto al precedente Split View con qualche difficoltare per portare a termine alcuni compiti che prima potevano risultare automatici come il tornare indietro nelle finestre di Safari.
L’esperienza multitasking va comunque raffinata e seppure potente mantiene ancora delle limitazioni rispetto al Mac: su iPadOS 26 ad esempio tutte le finestre aperte fanno parte di un unico spazio di lavoro e non esiste il il concetto di scrivanie multiple su cui distribuire finestre differenti o combinazioni di finestre come su Mission Control: non abbiamo una interfaccia Mac al 100% e questo può essere il risultato di una scelta che vuol mantenere delle differenze o di un compromesso per far funzionare il sistema operativo anche su iPad più datati.
Chi sperava in un’esperienza identica potrebbe restare deluso da questi compromessi. Vale comunque la pena ricordare che siamo di fronte a una beta e che molte di queste rifiniture (gesti, spazi multipli, ecc.) potrebbero evolvere nelle versioni finali o successive da qui a Settembre.
Apple ha lasciato anche Stage Manager come opzione per organizzare gruppi di app e anzi iPadOS 26 la mantiene coerente con il nuovo sistema (le finestre aperte in Stage Manager rispettano comunque le nuove funzionalità).
Tuttavia, la coesistenza di più modalità di multitasking (schermo intero classico, Stage Manager, finestre libere) potrebbe di per sé generare confusione per l’utente medio: la sfida ora è rendere queste opzioni davvero intuitive e coerenti.

Estetica Liquid Glass carina ma a volte controproducente
Leggibilità e utilità del nuovo design “Vetro Liquido”: il rinnovamento estetico, per quanto scenografico, desta qualche perplessità riguardo alla chiarezza dell’interfaccia. Il design introduce ovunque trasparenze, effetti lucidi e riflessi, rendendo icone, widget e barre semi-trasparenti. Su iPhone l’impatto visivo è forte e dopo l’iniziale curiosità finisce per lasciare indifferenti o forse abituati alla sua “carineria” ma è bene notare che esistono comunque opzioni per personalizzare o disattivare alcuni effetti (modalità Chiaro/Scuro/Auto per le icone, Riduci Trasparenza in Accessibilità e la possibilità di ripristinare la barra menu opaca su Mac.
Sinceramente nella versione beta pubblica la troviamo abbastanza equlibrata su iPad mentre su iPhone qualche trasparenza di troppo è ancora un po’ fastidiosa.
Consistenza e solidità del sistema operativo in beta pubblica
Anche se permane il consiglio generale di destinare l’installazione delle versione beta solo su macchine secondarie dobbiamo dire che l’attuale versione pubblica è abbastanza solida e abbiamo trovato problemi solo con alcune app di domotica con sistemi di autenticazione basate su server cinesi e il tutto funziona anche su iPad più datati come un iPad Pro di terza generazione che ricordiamo essere stato presentato nel 2018, ben 7 anni fa: è stato il primo iPad su cui abbiamo installato iPadOS 26 e la “trasformazione” in senso Mac è stata veramente stupefacente sia con Apple Pencil che con la semplice interfaccia touch che con un mouse Logitech esterno.
Nel regno del Touch e di Apple Pencil
iPadOS 26 pur colmando molte lacune non diventa una copia carbone di macOS, e anzi Apple cerca di preservare ciò che rende l’esperienza iPad unica. Ad esempio, l’interfaccia touch continua ad essere semplificata e ottimizzata per il dito: nelle app iPad le barre e controlli sono stati ridisegnati con maggiore larghezza e forme arrotondate per rispecchiare gli angoli del display e le esigenze tattili.
Liquid Glass viene sfruttato non solo per estetica ma anche per focalizzare i contenuti: su iPad quando scrolli, le barre degli strumenti si restringono per lasciar spazio al contenuto (un comportamento adattivo meno necessario su Mac con schermi più grandi). Apple insomma sottolinea che “il nuovo design porta vitalità a tutto ciò che vedi e tocchi” su iPad
Anche a livello di funzionalità, restano divergenze: ad esempio su iPad non troviamo un Finder completo come su Mac (c’è l’app File che però opera in sandbox), e alcune operazioni di sistema (installazione di pacchetti, accesso al terminale, driver, ecc.) rimangono prerogativa Mac. D’altro canto, l’iPad conserva punti unici come il supporto nativo al touch e Apple Pencil, offrendo modalità di input che né iPhone (nessuna Pencil) né i Mac (nessun touch screen) sono in grado di supportare.
Apple è sulla buona strada e ha tempo per raffinare il suo progetto prima della prima versione ufficiale 2026 di iPadOS.




























