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Tony Fadell, il padre di iPod: «Il Classic? Ucciso dalla nuvola»

Cosa ha ucciso iPod Classic? Il cloud. Lo dice Tony Fadell, padre del progetto iPod, in un’intervista a Fast Company rilasciata poche settimane dopo l’annuncio, da parte di Apple della dismissione dell’ultimo esemplare della serie di lettori Mp3 che ha rivoluzionato il mondo della musica.

Per Fadell, il nodo che ha segnato l’obsolescenza del prodotto non è l’assenza di un’interfaccia touch, la scarsa versatilità o la mancanza di un ecosistema di app, ma l’impossibilità di connettersi alla rete. Già nel 2003 e 2004, quando la musica in streaming era ancora lontana dall’entrare nelle abitudini di consumo della maggior parte delle persone e gli smartphone erano ancora di vecchia concezione, in Apple avevano previsto l’elemento che avrebbe reso obsoleto iPod. «Era inevitabile che qualcosa avrebbe preso il suo posto», spiega Fadell, che è uscito da Apple nel 2008 per fondare Nest, azienda specializzata in domotica e termostati intelligenti rilevata da Google. «In quegli anni – riprende Fadell – avevamo iniziato a chiederci cosa avrebbe preso il suo posto. E già allora avevamo capito che era lo streaming. Lo chiamavamo “celestial jukebox in the sky”». Insomma, come in una vecchia canzone dei Buggles, Video Killed the Radio Star, e la nuova stella è la nuvola.

Fadell, poi, si concede un po’ di malinconia. «Sono triste nel vederlo dismesso – ammette -. Negli ultimi dieci anni della mia vita l’iPod ha ricoperto un ruolo enorme. Il team che ci ha lavorato ha riversato lì tutto se stesso. Prodotti del genere non nascono così spesso. iPod era uno su un milione».

Il “Classic” tolto lo scorso 9 settembre dal mercato di fatto riprendeva lo stesso design dell’iPod originale introdotto nel 2001 da Apple e del quale Fadell (allora semplice consulente esterno a Cupertino) era stato il vero e proprio ideatore. Unica innovazione, il display a colori e la ghiera cliccabile (introdotta nel 2004 dopo essere stata sperimentata su iPod Mini). Per il resto l’ultimo modello commercializzato aveva semplicemente subito restyling e aumento di capacità di archiviazione, per altro l’ultimo dei quali parecchio tempo fa, nel 2009.

Con tutti i dispositivi con la Mela (compresi i Mac) che stanno virando sulla memoria allo stato solido, il Classic offriva ancora un disco rigido tradizionale e una capacità di archiviazione di tutto rispetto: 160 GB che consentivano anche ai professionisti di avere in tasca praticamente tutta la musica, ascoltabile ovunque, proprio perché senza necessità di connessione di alcun tipo.

E se è vero che i tempi lo stanno sorpassando, è anche vero che mancherà a molti.

Fadell

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