Motivi tecnici molto concreti, sommati ad altri di natura concettuale, hanno impedito fino a ieri che l’iPad avesse un sistema operativo a finestre, e quindi, di fatto, un multitasking simile a quello del Mac. Appena è stato possibile, Apple ha introdotto questa funzione in iPadOS 26.
A raccontare come sono andate le cose nei laboratori di Cupertino è una delle fonti più affidabili: Craig Federighi, vicepresidente senior del software Apple, in una conversazione con Ars Technica a margine della WWDC 25, dove il nuovo sistema operativo per iPad ha debuttato insieme a iOS 26.
Il multitasking era “inevitabile”… ma non per l’iPad del 2010
La richiesta di un multitasking evoluto è stata una delle istanze storiche più pressanti da parte della comunità di utenti iPad. In molti volevano usarlo come un vero computer, mentre Apple ha sempre mantenuto il tablet in una zona neutra tra iPhone e Mac. L’interfaccia, per anni, è rimasta simile a quella dell’iPhone: un’app per volta, uno spazio pensato più per fruire contenuti che per crearli.
Federighi attribuisce il ritardo nella risposta non a motivi strategici (come la paura di sovrapporsi al Mac), ma a vincoli tecnici: “Bisogna partire dal presupposto – dice il manager Apple – che l’iPad è un dispositivo touch-first, e se si tocca lo schermo e si sposta qualcosa, deve rispondere. Gli utenti Mac sono più propensi ad accettare un leggero ritardo, perché interagiscono in modo indiretto con le finestre. Su iPad, no: l’intero modello di interazione si rompe, è come una frattura psicologica nel patto implicito tra l’utente e il dispositivo.”
Ed era proprio questo, nei primi anni, il vero ostacolo. L’hardware dell’iPad – in termini di RAM, storage e potenza – non era in grado di gestire app dinamiche, finestre ridimensionabili o più processi in parallelo. Le app erano pensate per girare a schermo intero e a risoluzioni fisse. In pratica un sistema a finestre avrebbe mandato tutto in crisi.
Le prime aperture al multitasking sono arrivate con Split View e Slide Over, ma erano soluzioni limitate. Poi nel 2022 Apple ha tentato un primo salto con Stage Manager, un sistema più vicino al concetto di desktop, ma che ha incontrato critiche: funzionava solo su pochi modelli recenti, ed era poco intuitivo e piuttosto rigido nella gestione delle app.
iPadOS 26 cambia rotta
Oggi l’iPad ha potenzialità più elevate: è più potente, ha schermi più grandi, e un numero crescente di utenti lo usa con tastiera e trackpad. “Le stelle si sono allineate” – dice Federighi – rendendo possibile introdurre molte delle funzionalità tipiche del Mac senza tradire l’identità dell’iPad.
Con iPadOS 26 arriva così un nuovo multitasking: finestre che si possono spostare e sovrapporre liberamente, menu più completi, supporto a compiti in background e persino un accesso ai file che ricorda da vicino quello del Finder su Mac.
E questa evoluzione è disponibile anche su molti modelli più economici, seppure con qualche limite legato alla potenza hardware. Stage Manager resta come opzione alternativa per chi preferisce quel modello, mentre gli utenti più tradizionali possono ancora disattivare tutto e mantenere l’interfaccia a schermo pieno in stile iPhone.
Ma l’iPad non sarà mai un Mac
Apple, comunque, tiene a precisare che l’iPad non si trasformerà in un Mac. Le due piattaforme restano distinte: “Dove ha senso, adottiamo un design comune. Dove non ha senso, l’iPad resta iPad,” dice ancora Federighi ad Ars Technica.
Anche tecnicamente abbiamo due piattaforme separate: niente macOS con touchscreen, e nemmeno un iPad che possa eseguire in background processi di sistema continui.
Le app su iPadOS possono continuare a lavorare in background, ma solo quando svolgono operazioni con un punto di fine preciso, come un’esportazione video o il trasferimento di un file. Non sono invece supportati processi continui o ricorrenti, come quelli svolti da agenti di sistema o da app che restano attive sullo sfondo in modo permanente. È una scelta voluta da Apple, che mira a controllare il consumo di risorse e a mantenere prestazioni e sicurezza su dispositivi mobili.
Del resto nonostante i passi avanti, l’iPad continua a mantenere alcuni limiti strutturali che lo distinguono da un computer tradizionale. Provare a usarlo come se fosse un Mac, forzandone l’uso in contesti da computer tradizionale, può ancora rivelarsi frustrante.
Infine, sottolinea Ars Technica, tutte le dimostrazioni del nuovo sistema multitasking sono state condotte su hardware recente e di fascia alta, come gli ultimi iPad Pro. Restano quindi dubbi su quanto bene queste funzionalità possano funzionare su dispositivi più economici o datati, come l’iPad A16 base o l’iPad Air del 2019. Apple promette maggiore compatibilità rispetto al passato, ma l’esperienza reale andrà verificata sul campo.














