In Italia Tesla ha appena tagliato un traguardo che fino a pochi anni fa sembrava lontanissimo: la rete Supercharger ha superato quota mille. Con l’apertura del sito di Busto Arsizio, a fine novembre 2025, i connettori attivi nel nostro Paese sono 1.088, distribuiti in 99 stazioni. È un numero simbolico, ma anche molto concreto: mediamente ogni sito offre circa undici stalli, e la rete continua ad aumentare capacità e affidabilità.
Dal primo corridoio alle mille stazioni
La storia italiana dei Supercharger segue l’evoluzione della mobilità elettrica. Tesla è partita da un “corridoio” nel Nord e lungo l’asse Milano-Roma-Napoli, quando i viaggi lunghi in elettrico erano ancora terreno da pionieri. Poi la rete ha riempito le principali dorsali autostradali e, via via, le città di provincia. Il 2022 resta l’anno record per aperture, ma il 2025 è stato il secondo più veloce di sempre: circa 190 nuovi stalli attivati e sette nuove stazioni tra Nord, Centro e Adriatico, oltre a vari ampliamenti di hub già esistenti.
Il punto forte dei Supercharger non è solo la potenza, ma l’esperienza “chiavi in mano”. Quando arrivate in stazione, basta inserire il cavo: l’auto riconosce la colonnina e la ricarica parte in automatico (“plug & charge”), senza tessere o app di terzi. Il navigatore Tesla vi porta al Supercharger più adatto lungo il percorso e, se lo impostate come destinazione, l’auto pre-condiziona la batteria prima dell’arrivo per farvi caricare più in fretta.
A questo si aggiunge una gestione intelligente dei siti (numero di stalli, potenza condivisa, indicazione in tempo reale della disponibilità) e un’affidabilità mediamente alta rispetto a molte reti pubbliche europee.

Prestazioni: quanto sono veloci davvero
In Italia trovate soprattutto Supercharger V3 e, in crescita, i nuovi V4.
I V3 arrivano a 250 kW di picco per stallo: significa che, con una Tesla moderna e batteria in condizioni ideali, recuperate centinaia di km in pochi minuti, con la curva che poi scende (“tapering”) man mano che la batteria si riempie.
I V4 portano due miglioramenti chiave: sono predisposti per potenze più alte (fino a circa 350 kW in Europa, con evoluzione futura) e, soprattutto, mantengono una potenza elevata più a lungo. Nei test europei, questo si traduce in tempi 10–80% sensibilmente migliori rispetto ai V3 (nell’ordine del 25–30% in meno su alcune Tesla).
Da notare che la potenza reale dipende sempre dall’auto: ogni modello ha un suo limite di ricarica e una sua curva.
Quali connettori trovate nelle stazioni italiane
In Europa (quindi anche in Italia) lo standard è CCS2. La situazione per generazione è questa:
- Supercharger V2: hanno in genere due cavi per stallo, uno con CCS2 e uno con Tipo 2 “Tesla DC” (il vecchio connettore usato dalle prime Model S/X europee). Tesla
- Supercharger V3: hanno un solo cavo CCS2 per stallo. È quello usato da Model 3/Y e da tutte le Tesla recenti, ed è lo stesso standard delle altre auto elettriche europee. Tesla
- Supercharger V4: anche qui il connettore è CCS2, ma con cavo più lungo (circa 3 metri) e gestione termica migliorata. È la chiave che rende la rete più facile da usare anche per le non-Tesla.
V4: più comodi, più potenti, più “universali”
Il salto di qualità si vede soprattutto con i Supercharger V4, già installati o in aggiornamento in diversi siti italiani. Le nuove colonnine si riconoscono per l’hardware più moderno e, soprattutto, per i cavi più lunghi: un dettaglio chiave perché permette di raggiungere prese di ricarica posizionate diversamente rispetto alle Tesla, rendendo l’esperienza semplice anche per altre auto elettriche. La potenza resta legata al veicolo, ma l’infrastruttura è predisposta per crescere oltre i 250 kW nominali dove necessario.

Prezzi e accesso per chi ha Tesla e chi non ha Tesla
Per chi guida una Tesla l’accesso è automatico: si inserisce il cavo e la sessione parte, con pagamento gestito dall’account. Le tariffe, consultabili nell’app dedicata, variano per località e fascia oraria; dopo gli aggiornamenti del 2025 nelle ore meno affollate si ricarica tipicamente fra 0,38 e 0,42 euro/kWh, mentre in punta si sale intorno a 0,48-0,50 euro/kWh.
Oggi, per chi ricarica ai Supercharger senza guidare una Tesla, non esiste una “tariffa unica”: i prezzi cambiano in base alla stazione e alle fasce orarie: i dati pubblici più recenti indicano che la tariffa pay-per-use per non Tesla in Italia si colloca tipicamente attorno a 0,60 €/kWh di media, con oscillazioni a seconda dell’orario (più alta nelle ore di punta, più bassa la sera/notte) e della zona. Le tariffe per la stazione di Rimini a noi più vicina parlano di una media di 0,67 €/kWh.

Per chi sottoscrive l’abbonamento non-Tesla (membership), ci sono le stesse tariffe dei proprietari Tesla. L’abbonamento costa 9,99 € al mese oppure 100 € l’anno (equivalente a circa 8,30 €/mese). In quel caso la ricarica scende ai valori Tesla, indicato sopra e dipende dall’area e dalla fascia oraria.

Una rete quasi ovunque, ma non ancora uniforme
La densità più alta resta comunque al Nord, con Lombardia, Piemonte e Veneto in testa, ma la copertura oggi è realmente nazionale. Sulle grandi autostrade A1, A4 e A14 è possibile travere stazioni a intervalli regolari, pensate per il viaggio, mentre nel Centro-Sud gli hub stanno crescendo per chiudere i vuoti storici.
Anche le isole maggiori sono ormai dentro la mappa, con siti in Sardegna e Sicilia e nuove aperture pianificate. La rete nasce per far viaggiare sereni anche gli elettronauti più ansiosi, ma sta diventando sempre più utile anche per ricaricare velocemente fuori casa nella vita di tutti i giorni, almeno per le aree più servite.
Per conoscere la collocazione delle stazioni di ricarica Tesla in Italia e in Europa partite da questa pagina.
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