Il mondo dei Display sta cambiando e l’esigenza di avere un refresh rate più alto sta diventando (finalmente) importante. Ne è un esempio questo BenQ PD3226G, un prodotto professionale per chi è attento alla gestioned del colore che presenta diversi aspetti decisamente innovativi per una categoria che con il tempo diventa sempre più esigente.
Un origami di cartone
La scatola che contiene il BenQ PD3226G è in un cartone sobrio e anonimo, anche se con dimensioni ovviamente generose: al suo interno, oltre al display vero e proprio, che copre tutta la superficie del cartone, nella parte superiore sosta il piede e tutti i cavi di connessione, più altri accessori.
La divisione in celle nella parte superiore mostra cura e attenzione anche ai dettagli del trasporto, spesso sottovalutati, ma che fanno piacere perchè è il momento più delicato per un prodotto come questo, destinato a sostare con sicurezza sopra la scrivania per tutto il resto della vita.
Il montaggio avviene in un paio di minuti, il piede è costruito molto bene, e oltre che solido è anche facile da gestire anche da utenti inesperti.
Semplice, ma utile, il comodo passacavi in plastica che offre una soluzione banale per raccogliere i cavi, considerato che come vedremo il Monitor fa anche da switch KVM, è più che apprezzata.
Specifiche
Il monitor BenQ PD3226G offre un pannello di 32” (formalmente 31.5”) di tipo IPS con retroilluminazione a LED. Con una risoluzione massima di 3840×2160 pixel è grado di ottenere una densità di 140 PPI, inferiore ad altri modelli che con la risoluzione 5K (come il BenQ PD2730S), che con densità di 218 PPI sono più adatti all’uso di macOS, ma comunque un ottima piattaforma di lavoro.
Le dimensioni massime sono 636.3×714.3×242 mm, per un peso di 9,7 Kg (7 senza il piede), con un angolo di inclinazione verticale da 5 a 20° e orizzontale di 30°. Il piede permette la rotazione del display di 90° in un verso.

Il rivestimento esterno è in plastica, colorata di bianco e grigi chiaro, con inserti in grigio molto scuro: tutti i connettori sono posti nella parte inferiore e posteriore del monitor, non proprio nascosti ma perlopiù facili da raggiungere. L’alimentatore è interno,una gran bella notizia per chi pone molta attenzione ai cavi.
Qui a Macitynet, dopo qualche prova preliminare d’utilizzo del piede a corredo, abbiamo optato per l’uso quasi esclusivo con il braccio BenQ BSH01 Ergo Arm (optional), grazie al supporto VESA a 100×100 mm.
La scelta per il braccio esterno è puramente soggettiva e data dalla voglia di risparmiare spazio sulla scrivania, anche considerando che il piede standard comunque occupa uno spazio davvero ridotto considerato il peso e la dimensione.
Non era tra le esigenze necessarie durante la fase di test, ma il braccio offre anche una notevole e migliorata mobilità, impossibile da ottenere con l’uso del piede classico.
Connessioni
Molto nutrita la serie di connettori a corredo, che rendono il monitor decisamente capace non solo come display ma anche come HUB digitale a cui collegare praticamente tutti i device. Per chi scrive il connettore più importante, non una novità nel mercato ma comunque una differenza palese con la maggior parte dei monitor che hanno 3-4 anni è il Thunderbolt 4.

Collegando un MacBook Pro (o la maggiore parte dei PC commerciali, dato che il connettore Thunderbolt 4 è oramai abbastanza comune) al monitor si usa un solo cavo per il flusso dei dati video e la ricarica, con una ampia comodità.
Oltre a questo, il monitor offre anche 5 prese USB, di cui tre USB-A e due USB-C, tutte USB 3.2 Gen 2, 10 Gbps con ricarica da 4.5W a 7.5W) per il collegamento di altri device, convergendo il tutto sull’unico cavo Thunderbolt 4: una comodità estrema di cui forse si parla troppo poco.
Le porte Thunderbolt sul retro sono due, una destinata al computer e una seconda per altri device, magari un disco esterno molto veloce, oppure altri monitor in cascata, considerato che il BenQ PD3226G è compatibile con lo standard Daisy Chain, che facilita la connessione di più monitor in cascata con un unico cavo.
Il monitor ovviamente è compatibile anche con Thunderbolt 3: in alternativa, comunque, è presente un connettore HDMI 2.1 e un DisplayPort 1.4, sia per coprire la compatibilità che l’uso con più computer contemporaneamente, dato che esiste un sistema software in grado di mostrare due segnali assieme, suddividendo lo schermo in varie parti.
144 Hz, si fa sul serio!
A parte la maggiore dimensione, il BenQ PD3226G offre una forte similitudine estetica con un altro monitor che abbiamo provato da poco, il modello BenQ PD2730S, che pur essendo “solo” un 27”, offre una dimensione di 5K, al posto dei 4K che invece sostano nel PD3226G.
Ma la differenza maggiore sta sicuramente nel Refresh Rate, un valore che identifica quante volte il monitor cambia l’immagine al secondo: con un valore di 60 Hz, standard nel mercato grafico 2D, il BenQ PD2730S è bel al di sotto dei 144 Hz di questo BenQ PD3226G, che invece è decisamente più potente.

Questa differenza, prima esclusiva dei prodotti da gaming, adesso sta crescendo in modo importante nel mercato, per via di moltissimi fattori.
Il gaming prima di tutto, sia per il fatto che gli utenti che giocano sono in costante aumento, sia anche per l’uso sempre più importante del lavoro smart, laddove un utente propende sempre di più per device che possano coprire la giornata lavorativa e le serate a uccidere mostri chiacchierando su Discord con gli amici.
Oltre a questo, 144 Hz fanno molto comodo anche per chi fa una piccola produzione di video, considerato che molte actioncam oggi supportano 120 Hz (come GoPro Hero l3 o DJI Osmo Action), inclusa quella dell’iPhone Pro, che può registrare video 4K a 120 fps, sia in modalità normale che slow motion.
Frequenze di 120 o 240 Hz sono usate anche nel mondo del Cinema e pubblicità per ottenere risultati anche più fluidi, specie nel mondo dello sport per ottenere poi uno slow motion corretto, così anche alcuni content creatori per YouTube registrano a 120 Hz, anche se poi l’uscita nel portale è sempre a 60 Hz.
Per chi fa post produzione video quindi una frequenza di 60 Hz può essere limitativa, quindi la scelta di optare sino a 144 Hz è decisamente interessante: ma attenzione, per essere sicuri della compatibilità con una frequenza così alta meglio collegare direttamente il monitor con il computer.
Nel nostro caso, passando per un HUB professionale Thunderbolt 5 (Caldigit Element 5 Hub), la frequenza era limitata a 100 Hz.
Colore, per utenti pro
Il monitor è in grado di offrire una gamma colore dal sapore tipicamente professionale, perfettamente pensata per chi fa fotografica, disegno, impaginazione e post produzione video: la gamma colore infatti copre il 100% sRGB, 100% Rec.709 e 95% P3, con modalità colore predefinite come DCI-P3, Display P3, Rec.709, sRGB, HDR, M-Book, DICOM, CAD/CAM, Animazione, Camera oscura.
Dal portale del produttore è possibile scaricare una app per la calibrazione tramite accessori esterni (come X-Rite i1 Display Pro, Calibrite ColorChecker Display o Datacolor SpyderX), che affina la corrispondenza colore, necessaria per chi fa stampa ma anche in altre realtà professionali che si occupano di multimedia: detto questo, la calibrazione di fabbrica ci è sembrata più che buona, grazie alla tecnologia AQCOLOR, che garantisce riproduzione accurata dei colori con Delta E ≤ 2, garantendo anche uniformità cromatica corner-to-corner, evitando variazioni di luminosità e colore tra le zone dello schermo.
Il pannello del BenQ PD3226G è anche Pantone Validated e Pantone SkinTone Validated, includendo profili di fabbrica pensati per questo tipo di colori, e supporta HDR10 e certificazione DisplayHDR 400 (ma solo sino a 60 Hz).

Prova su strada
Abbiamo provato il BenQ PD3226G per qualche settimana di utilizzo misto tra lavoro d’ufficio, ritocco fotografico, disegno in Illustrator, editing video e streaming vario, oltre ovviamente a diverse sessioni di gioco la sera con gli amici, in un utilizzo misto tra Mac e Windows (aspettando, senza neppure tanta speranza, che Diablo IV arrivi anche su macOS).
Il monitor si è subito presentato molto bene, assolvendo anche il compito di HUB USB per tutte le periferiche accessorie che ogni buon streamer utilizza quotidianamente (webcam, microfono, cuffie, mouse, tastiera e disco esterno) anche con compiti di switch KVM per passare velocemente da PC a Mac e viceversa.
La dimensione di 32” è molto buona, non è ottimale come un 5K ma permette di avere comunque un ampio spazio di lavoro comodo per tutte le app, anche quelle professionali.

I 144 Hz sono davvero interessanti: chi scrive non fa post produzione professionale, ma di tanto in tanto è comodo avere un refresh rate così alto per l’editing di video, anche se poi il risultato è di 60 Hz, perchè appunto l’editing risulta più preciso.
Il valore massimo di 144 Hz non è stato sempre usato, perchè in parte abbiamo usato il monitor con un HUB Thunderbolt (con limitazione a 100 Hz), ma anche con questa “limitazione”, il segnale appare sempre fluido e sicuro, tanto che ci si abitua presto e tornare poi ai 60 Hz porta qualche seccatura.

La gestione del colore è ottima, anche con l’uso di Adobe Illustrator, dove la gestione del colore è importante e troppo spesso sottovalutata e con Adobe Lightroom, dove invece ogni singola sfumatura è molto importante.
Avendo da poco avuto in prova il BenQ PD2730S, con risoluzione maggiore ma limitato a 60 Hz, ci siamo chiesti, considerato il costo più o meno simile (entrambi attorno ai 1200 €), quale avremmo scelto in caso di acquisto e… in realtà il dubbio ci attanaglia ancora.
La scelta tra 5K e 144 Hz non è semplice e per averli entrambi serve investire qualche centinaio di Euro in più, probabilmente la scelta ricade sul tipo di utilizzo: se avete esigenze prevalentemente 2D, allora i 5K del BenQ PD2730S sono da preferire, mentre se c’è qualche velleità di gioco o se qualche lavoro ha un profilo multimediale, probabilmente i 144 Hz di questo BenQ PD3226G possono portare vantaggi evidenti.
L’unico consiglio che possiamo fornire è di non sottovalutare la scelta, potrebbe essere davvero importante.

Ci sono alcuni compromessi, come la luminosità un po’ limitata di 400 nit (ma per un monitor pensato per il colore non è così grave) e un utilizzo dell’HDR moderato, specie se paragonato ad alcuni modelli della stessa fascia di prezzo, però è anche vero che il modello compensa con tutte le funzionalità accessorie (come la connettività e il refresh rate).
Conclusioni
Grande, elegante, molto ben servito per le connessioni, con un supporto colore notevole e con un meraviglioso refresh rate a 144 Hz, il BenQ PD3226G è un prodotto Full Optional pensato per l’utente professionale, o per quello prosumer che ha velleità artistiche o di produzione avanzate.
Il monitor ha le potenzialità per fare davvero tutto durante il giorno, dai compiti più banali a quelli più avanzati e verticali, per cui è costruito, ed è un eccellente compagno anche per chi decide di lavorare in smart, modalità sempre più diffusa.

Il prezzo è in linea con le potenzialità del prodotto, il pubblico di riferimento è quello professionale, per cui il prezzo è solo una delle voci in ballo, assieme alle caratteristiche tecniche, che qui ci sono tutte e anche parecchio raffinate, anche per chi la sera non disdegna una sana strage di mostri alieni in serena compagnia.
Pro:
• Alta fedeltà cromatica e calibrazione professionale
• Refresh rate a 144Hz
• Connettività avanzata, specie via Thunderbolt
Contro:
• HDR limitato
• Luminosità moderata
Prezzo:
• 1.209,00 €
BenQ PD3226G è disponibile a partire dal sito web italiano della casa madre ma lo potete trovare comodamente anche presso Amazon.it











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