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Apple perde Alan Dye, il designer che ha disegnato l’interfaccia dei sistemi operativi

Qualcuno lo chiamerà accelerazione del ricambio generazionale, qualcun altro parlerà di fuga di talenti. La sostanza non cambia: ai piani alti di Apple si sta consumando un terremoto che pare non avere fine, con uscite eccellenti che ormai si susseguono giorno dopo giorno. L’ultima partenza, subito dopo quella — per molti versi attesa — di John Giannandrea, è arrivata questa sera annunciata da un articolo di Bloomberg e aggiunge un altro nome pesante anzi pesantissimo alla lista.

Alan Dye lascia Apple e approda a Meta

Si tratta di Alan Dye, figura centrale del design di Cupertino nell’ultimo decennio e responsabile dell’identità visiva delle interfacce che hanno definito i prodotti recenti della Mela. Dal Vision Pro all’iPhone X, passando per i principali ridisegni dei sistemi operativi, Dye ha guidato l’evoluzione del linguaggio visivo di Apple dopo l’uscita di scena di Jony Ive.

Negli ultimi anni il suo ruolo era diventato molto più ampio: non si limitava a gestire lo stile grafico dei sistemi operativi, ma coordinava la progettazione dell’esperienza utente in senso complessivo. Il suo team lavorava sulle interfacce, sulle app, su visionOS e anche sulla nuova generazione di dispositivi smart home che Apple sta sviluppando oltre HomePod e Apple TV. Era uno snodo tra software, design e visione dei prodotti futuri.

Le ultime sue apparizioni pubbliche sono state a margine della presentazione di Liquid Glass, la nuova grafica e interfaccia che segna tutti i sistemi operativi di Apple (video qui sotto)

Meta gli affida un incarico quasi identico

L’incarico che Dye riceve in Meta è praticamente sovrapponibile a quello ricoperto in Apple: guidare un nuovo studio dedicato al design di hardware, software e AI. In pratica, farà a Meta la stessa cosa che faceva a Cupertino, con un campo d’azione molto simile e un peso strategico pari, se non superiore.

Meta gli affida inoltre la supervisione di figure come Josh To, Jason Rubin e Peter Bristol, un segnale evidente della volontà di costruire una vera identità estetica per i futuri occhiali smart, i visori e i dispositivi basati sull’intelligenza artificiale.

Per Apple, questa uscita si aggiunge a una lista già lunga: Jeff Williams si è ritirato il mese scorso, Giannandrea ha annunciato l’addio un paio di giorni fa settimana, Dan Riccio aveva lasciato lo scorso autunno.

Ma le fughe di maggior peso sono proprio quelle che hanno portato in Meta i pezzi fondamentali del proprio reparto AI, con il trasferimento  di figure chiave come Ruoming Pang — ex responsabile del team “Foundation Models”, a capo di circa 100 ingegneri che lavoravano sull’AI interna — e dei suoi più stretti collaboratori Mark Lee e Tom Gunter. A Meta è approdato anche Jian Zhang, il principale ricercatore di Cupertino nel campo della robotica.

È sempre più evidente che il prestigio del logo non basta più per trattenere i talenti. Per anni lavorare a Cupertino era un incentivo sufficiente. Oggi la concorrenza offre ruoli in cui AI, design e progettazione dei dispositivi futuri sono centrali, spesso con un’autonomia percepita come più ampia rispetto a quella disponibile in Apple.

Studenti AI

La rotta di collisione imposta dall’AI

Ad avere accelerato questa spietata caccia ai talenti di Apple è stata proprio l’intelligenza artificiale. Aziende che un tempo sfioravano appena il territorio Apple ora sono concorrenti dirette: Meta, Google, Amazon e diverse startup puntano allo stesso obiettivo, ovvero un ecosistema di dispositivi personali in cui AI, interfacce e wearable convergono senza più confini tra hardware e software.

La prova più concreta di questa fuga orizzontale in una competizione che, in passato, sarebbe stata verticale è l’emergere di realtà come io Products, fondata da Jony Ive insieme ad altre figure provenienti da Cupertino.

Scott Cannon, Evans Hankey e Tang Tan — tutti protagonisti di una stagione cruciale del design e della progettazione hardware — hanno scelto di lasciare Apple per contribuire alla nascita di un nuovo dispositivo che punta a ripensare l’interazione con l’intelligenza artificiale.

La successiva acquisizione di io da parte di OpenAI ha spinto ancora più in avanti questo ribaltamento di equilibri, mostrando come competenze che un tempo erano considerate parte del DNA di Apple stiano ora alimentando progetti che nascono fuori dai suoi confini.

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