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Digital divide, nel mondo 2,63 miliardi di persone disconnesse

La popolazione globale ha superato gli 8,1 miliardi di persone e, secondo le previsioni dell’International Union for the Scientific Study of Population, questo numero continuerà a salire raggiungendo gli oltre 10 miliardi entro la fine del secolo: parallelamente, anche la scala della connettività è in espansione.

Il flusso globale di dati cresce progressivamente, tanto che, ad esempio, 1GB di traffico – che un tempo poteva bastare per un mese di utilizzo dello smartphone – oggi è spesso insufficiente persino per mezza giornata di impiego, a causa della crescente domanda di contenuti in alta definizione, social media e gaming.

Ma c’è un altro lato della medaglia: con l’inarrestabile evoluzione dell’economia digitale, c’è anche l’urgenza di connettere chi resta escluso dal mondo digitale, faticando di conseguenza ad accedere anche a servizi essenziali come l’istruzione. Secondo le ultime stime di World Population Review sono ancora 2,63 miliardi le persone, ovvero il 31% della popolazione attuale, a non aver mai avuto accesso ad internet.

Ma in che modo si può far fronte al naturale aumento della popolazione, unito alla diffusione di nuove tecnologie come l’AI al maggior consumo globale di dati e a un persistente digital divide?

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Immagine dal sito worldpopulationreview.com

In quest’ottica, sono molti gli elementi infrastrutturali ad essere coinvolti: in primis i cavi sottomarini, poi la fibra terrestre, comunemente chiamata infrastruttura “middle-mile”, per trasferire la banda larga dalla stazione di approdo dei cavi fino agli utenti finali, e infine i data center.

Secondo Equinix, azienda di infrastrutture digitali attiva a livello mondiale, lo scenario odierno rende necessario un rafforzamento delle capacità di networking e interconnessione, agendo soprattutto a livello locale.

“Il divario tecnologico è una priorità sociale ed economica non più rimandabile”, riferisce Emanuela Grandi, Managing Director di Equinix Italia. “L’attuale scenario rimane sbilanciato. Troppe regioni dipendono da infrastrutture situate a migliaia di chilometri di distanza, poiché la maggior parte dei data center è concentrata in poche aree del mondo occidentale”.

“Tuttavia, man mano che il mondo digitale si espande, è fondamentale che nessuna regione venga lasciata indietro e, per garantire l’inclusività digitale globale, è essenziale costruire infrastrutture resilienti, locali e sostenibili, capaci di supportare una popolazione mondiale in costante crescita”.

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L’Africa come specchio del divario digitale

Il continente africano incarna alla perfezione la complessità del divario digitale odierno.
Le sfide sul territorio sono numerose: nonostante una popolazione in rapido aumento, gran parte delle comunità vive in aree remote. L’enorme estensione geografica del continente aumenta la difficoltà nel fornire contenuti digitali in modo efficiente.

Questi, inoltre, provengono spesso dall’Europa o da altre regioni, comportando una latenza maggiore e velocità di accesso inferiori, poiché i dati devono viaggiare per lunghe distanze dai data center oltremare.

A complicare ulteriormente il quadro, in Africa la maggior parte dei progetti infrastrutturali deve partire da zero, il che aggiunge un tempo significativo alle tempistiche di sviluppo, già influenzate da problematiche legate alle competenze, alla sicurezza, alla burocrazia.
In Nigeria, ad esempio, circa il 70% della popolazione non ha ancora accesso alla connettività 3G.

Il ruolo chiave dei data center

I data center rappresentano il cuore pulsante degli ecosistemi digitali, alimentando servizi che spaziano dallo streaming all’educazione online, dalla sanità digitale al banking. Localizzare queste infrastrutture in prossimità degli utenti, specialmente nei mercati emergenti, permette di ridurre costi e latenza, migliora le performance e facilita la conformità normativa locale.

Inoltre, la vicinanza con i data center favorisce la creazione e la distribuzione di contenuti digitali locali, elemento essenziale per l’inclusione economica e sociale. Tuttavia, costruire un ecosistema digitale resiliente e sostenibile va ben oltre la sola tecnologia: è indispensabile collaborare sinergicamente con le autorità locali e organizzazioni internazionali, investire in infrastrutture avanzate e impegnarsi concretamente per migliorare l’impatto sociale.

Equinix riferisce che ha all’attivo un investimento di 390 milioni di dollari per potenziare la presenza in Africa, da Lagos a Johannesburg, puntando a costruire ecosistemi digitali sostenibili insieme alle comunità locali. Una fondazione sta collaborando con il progetto Giga di UNICEF per connettere tutte le scuole a Internet entro il 2030. L’obiettivo della partnership è quello di garantire agli studenti di tutto il mondo l’accesso agli strumenti digitali e alle opportunità di apprendimento, assicurando che la prossima generazione acquisisca le competenze necessarie per il futuro.

Espandere l’infrastruttura digitale è essenziale per stimolare le economie locali e collegare le comunità meno servite. Ma costruire ecosistemi digitali resilienti e sostenibili non significa solo investire in infrastrutture fisiche,” ha ribadito Emanuela Grandi. “Vuol dire, soprattutto, collaborare con le comunità locali e le istituzioni per creare un impatto sociale reale e duraturo”.

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