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Apple per salvare Apple Intelligence e Siri licenzia Giannandrea

Quel che doveva succedere è successo: John Giannandrea, capo del progetto sull’intelligenza artificiale di Apple e figura centrale nella strategia fallimentare (fino ad oggi) dell’AI di Apple degli ultimi anni, lascia il suo ruolo. Al suo posto, dalla primavera, subentrerà Amar Subramanya, manager con lunga esperienza in Google e Microsoft.

Una cronologia che porta allo scossone

La decisione non sorprende. Negli ultimi anni la crescita rapidissima dell’AI e l’evoluzione ancora più veloce dei modelli generativi hanno messo in grave difficoltà Apple. In uno scenario tumultuoso con tutti gli avversari già sulle piste dell’Ai da anni, Cupertino ha lanciato nell’autunno del 2024 Apple Intelligence, una iniziativa arrivata in ritardo, poco convincente e che ha anche generato episodi imbarazzanti, come la pubblicazione di titoli falsi nei riepiloghi delle notifiche.

Il più grave dei problemi da risolvere era quello della sua integrazione in Siri, una piattaforma che si è dimostrata del tutto inadeguata dal punto di vista tecnico a supportare il nuovo scenario. Di qui l’imbarazzante posticipo alla primavera del 2026 della rivoluzione promessa per Siri a fine 2024 e rimandata dopo una serie di test interni che avevano rivelato la totale inadeguatezza dell’assistente virtuale a svolgere i compiti che erano stati promessi.

È stato a questo punto che la stella di Giannandrea, il cui arrivo in Apple era stato accompagnato dal suono di fanfare per il profilo eccezionalmente elevato, figura quasi plenipotenziaria nel campo dell’Ai, uno dei sedici manager di riferimento dell’azienda, è stato messo da parte, una mossa che era una preludio atteso da tutti all’annuncio di ieri.

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Le motivazioni del cambio

Giannandrea, che lascerò in primavera dopo il classico periodo di “sterilizzazione” dei super manager che vengono messi in frigorifero per alcuni mesi prima di essere davvero fuori dall’azienda, fa da capro espiatorio ma Apple è rimasta indietro rispetto ai giganti del settore per ragioni strutturali interne, una cultura legata a un approccio non più compatibile con il ritmo dell’evoluzione attuale.

Basta pensare alla filosofia dell’elaborazione on-device: un pilastro della strategia Apple che tutela la privacy ma che ha mostrato limiti evidenti quando il settore ha iniziato a puntare su modelli di dimensioni enormi, addestrati con quantità di dati inarrivabili senza un cambio di impostazione.

Si è aggiunto poi un quadro interno fragile, segnato da frizioni organizzative e da una struttura non in grado di tenere il passo con la velocità della nuova generazione di sistemi AI.

Il nuovo corso con Amar Subramanya

La crisi strutturale ha colpito processi, personale e fiducia interna. Una dozzina di ricercatori chiave ha lasciato l’azienda, tra cui il fondatore e lead scientist dei modelli, Ruoming Pang, passato a Meta insieme ad altri membri del gruppo. Una perdita pesante che ha rallentato lo sviluppo dei modelli alla base di Apple Intelligence.

Per ripartire, Apple ha provato a spezzare la struttura in tre blocchi che ora riportano direttamente a Craig Federighi, Sabih Khan ed Eddy Cue e a cambiare molte cose tra cui superare le sue stesse regole. Un’azienda legata ad una cultura centralizzata e proprietaria, ha fatto un accordo con OpenAI che ha portato ChatGPT dentro Siri, mentre secondo molte fonti ora Apple per recuperare il ritardo valuta l’adozione del modello di Gemini da collocare alla base di Siri in attesa che sorga un modello interno soddisfacente. Una scelta che costerà un miliardo l’anno e che evidenzia la necessità di accelerare, pur generando nuove tensioni interne.

È in questo scenario chd arriva Subramanya, la cui nomina e il cui ruolo simboleggiano una presa d’atto degli errori commessi e un tentativo di ricostruzione.

Nn sostituisce quello di Giannandrea. Apple, consapevole degli errori commessi, ha infatti ridefinito perimetri e responsabilità: Subramanya, già corporate vice president of AI di Microsoft, e prima per 16 anni in Google, dove è stato a capo dell’ingegnerizzazione di Gemini, guiderà i foundation models, la ricerca nel machine learning e la sicurezza e valutazione dei modelli, ossia la parte più tecnica e decisiva della strategia AI. Da questi elementi dipendono la qualità del nuovo Siri, la maturità di Apple Intelligence e la capacità di competere con i modelli di fascia più alta sviluppati dai concorrenti.

Porterà un approccio più ingegneristico, mirato e meno frammentato. Lavorerà a stretto contatto con Craig Federighi, che continuerà a gestire la parte software e il percorso evolutivo dell’assistente digitale. La lunga esperienza in Google e Microsoft gli permette di conoscere a fondo le strategie dei principali rivali e di applicare metodologie più agili, potenzialmente decisive per il recupero di Apple nel settore generativo.

Basterà a permettere ad Apple di recuperare il terreno perduto? Probabilmente no. Probabilmente serviranno altre mosse, altre acquisizioni di talenti e altri passi indietro e passio avanti in settori cruciali. La primavera con il debutto di Siri con Ai sarà il termometro di dove è arrivata Cupertino ad oggi e dove ancora deve puntare.

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