L’idea di un MacBook economico non è nuova. Da oltre un decennio si rincorrono indiscrezioni, speculazioni, voci e prototipi reali o presunti con una riproposizione ciclica. Il rumor è tornato alcuni mesi fa ma con differenti sfumature e soprattutto presupposti.
L’indiscrezione, pur partita da Ming-Chi Kuo, un analista che ha un “palmares” non immacolato in quanto a fonte di rumors che si realizzano, è stata presa molto sul serio perché si inseriva in uno scenario diverso.
La conferma che ci sia qualcosa di concreto dietro è giunta da altri rumors che si sono sommati al primo ed infine sostanzialmente confermata anche da una fonte primaria e molto attendibile come Mark Gurman.
Perché il rumor sul MacBook economico va preso sul serio
Perchè dobbiamo prendere sul serio l’indiscrezione? In primo luogo siamo di fronte a una strategia che Apple ha messo da tempo in atto.
iPhone SE (ora iPhone 16e), iPad base e Apple Watch SE sono tutti prodotti economici, costruiti su componenti esistenti, proprio come vedremo accadrebbe con il MacBook. Elementi collaudati, di cui sono stati ammortizzati i costi di ricerca e sviluppo, abbinati ad altri meno costosi e materiali meno pregiati di quelli dei dispositivi di fascia più alta.
C’è poi il contesto che dimostra come Apple stia generalmente lavorando per ampliare l’ecosistema senza intaccare il prestigio delle fasce più alte, al fine di estendere la piattaforma su cui fornisce i suoi servizi e sistemi (iMessage, iCloud, Foto, App Store e in futuro intelligenza artificiale).
Tutto questo è molto evidente se si guarda al menzionato iPhone 16e, capace di fare praticamente tutto quello che fa un iPhone 16 Pro in termini di servizi.
Apple, poi, con il MacBook economico colmerebbe anche una lacuna evidente: la Mela non ha nessun prodotto sotto i mille euro in un mercato dominato da Chromebook e notebook Windows, dove la concorrenza si muove da tempo e con forza. Un mercato che, specialmente negli Stati Uniti, ha un profilo di utenza molto specifico e importante: quello delle scuole.
Come potrebbe essere il MacBook SE
Stabilite le ragioni per cui vale la pena di ragionare su un MacBook economico che potremmo anche chiamare, per comodità, MacBook SE — benché probabilmente Apple potrebbe semplicemente chiamarlo MacBook — possiamo anche chiederci come potrebbe essere fatto, quali sarebbero le sue caratteristiche, quali vantaggi proporrebbe, ma anche i suoi limiti e il suo pubblico.
Scocca e materiali
Il nuovo MacBook potrebbe dire addio all’alluminio. Per contenere i costi, Apple dovrebbe optare, lo dice lo stesso Ming-Chi Kuo, per una scocca in plastica rigida.
Sarebbe ovviamente una scelta per questioni economiche (la plastica costa meno dell’alluminio), ma anche identitaria: sarebbe un prodotto visivamente e materialmente diverso dagli Air e lo sarebbe anche per nei colori.
Kuo parla di rosa, blu, giallo e argento: il colore viene usato anche oggi da Apple per segnare i suoi dispositivi “pop” e consumer. Gli iMac, ad esempio, sono colorati (anche se in alluminio) e colorati sono anche gli iPhone 16 (e tutti i loro predecessori) e gli iPad con processore A16. E colorati sono anche gli iPad Air.
In passato Apple è stata anche più esplicita in questa scelta stilistica. Senza richiamare gli iMac e gli iBook trasparenti e traslucidi della prima era Ive, ci sono stati anche gli iPhone 5c che erano di plastica e colorati.
La plastica, oltre a conferire una sua propria identità al MacBook SE, permetterebbe anche di creare un dispositivo più moderno dal punto di vista della struttura e del design rispetto ad un uno in alluminio.
Display
Le aspettative puntano su un display LED da 13,3″, con risoluzione simile a quella dei MacBook Air (2560×1600, anche se di qualità inferiore.
Non è previsto il supporto a ProMotion né al miniLED, ma si tratterebbe comunque di uno schermo adatto alla produttività quotidiana e alla fruizione di contenuti.
Memoria e archiviazione
La configurazione base dovrebbe includere 8 GB di RAM, certamente saldati. Il taglio da 8 GB potrebbe bastare per chi usa Safari, Mail, documenti e app leggere, ma potrebbe essere sicuramente un limite in ottica di longevità. Per questo sarebbe più saggio pensare, se non a 16 GB che è il minimo dei Mac attuali, ad una memoria da 12 GB come quella degli iPhone 17 Pro.
Il disco potrebbe essere di 256 GB di SSD. Apple potrebbe proporre versioni superiori, ma è chiaro che la macchina sarà pensata per un uso semplice e non per carichi pesanti e per funzionare strettamente connessa a servizi cloud.
Il processore A18 Pro
Se c’è un punto che ha acceso il dibattito attorno al possibile MacBook SE, è senza dubbio la scelta del processore. Ming Chi-Kuo parla infatti non di un chip della linea M – pensata per desktop e portatili e oggi anche in iPad – ma di un processore nato per iPhone: l’A18 Pro. Lo stupore per la sorpresa si è trasformato in dubbi sulle prestazioni e la loro adeguatezza al contesto del dispositivo.
Quando si parla di macchine leggere, economiche il pensiero va subito al MacBook da 12″ (2015–2017): bellissimo sottile, ma penalizzato da prestazioni sottotono.
Potenza da Mac entry-level
Il chip A18 Pro arriva però molti anni dopo è costruito direttamente da Apple, ottimizzato per i suoi sistemi operativi (al contrario dei processori Intel Core M dei MacBook 12″). È costruito con processo a 3 nanometri di seconda generazione, con: 6 core CPU (2 performance, 4 efficienza); 6 core GPU; Neural Engine a 16 core per Apple Intelligence e funzioni AI.

A detta di Apple, è stato il processore mobile più potente mai prodotto (era usato iPhone 16 Pro e 16 Pro Max) e questo aveva trovato conferma anche nei nostri test e nei benchmark in generale. Ma i dati sono ottimi e per alcuni aspetti sorprendenti quando si fa il confronto anche con i processori di fascia dekstop.
Come vediamo dai test a confronto pubblicati anche da Six Colors, in single-core l’A18 Pro in Geekbench totalizza 3489 punti, battendo di slancio M1 (2376), M2 (2653) e anche M3 (3002). Restando nella classe dei processori per Mac consumer (come l’Air), solo M4 è superiore, con 3807 punti. Questo significa che nell’uso quotidiano – apertura di app, navigazione, scrittura, multitasking leggero – il chip A18 Pro offre un’esperienza paragonabile a quella di molti Mac recenti.
Le differenze si vedono in multicore e grafica
Quando però entrano in gioco carichi più intensi, come rendering, editing o processi paralleli, le differenze emergono. In multi-core, l’A18 Pro raggiunge 8646 punti, a malapena sopra l’M1 (8604) e ben distante da M3 (11936) e M4 (14704). Anche sul fronte grafico, con Geekbench 6 Metal il chip arriva a 33.135 punti, superando l’M1 (30.077) ma rimanendo lontano dall’M4 (oltre 55.000).
Tecnicamente Apple potrebbe adottare il nuovo A19 Pro che supera di molto in prestazioni grafiche A18 Pro (i dati di confronto li trovate qui), ma resta comunque inferiore nel multicore. Difficile però che se il MacBook sarà presentato come si immagina e come diremo, in primavera, possa usare un processore tanto potente e recente.
I limiti: niente Thunderbolt, una sola uscita video
Proprio perché è nato per iPhone, come abbiamo accennato, l’A18 Pro non supporta Thunderbolt, ma solo USB 3 a 10 Gbps. Questo vuol dire nessun hub avanzato ma anche che il chip supporterebbe probabilmente un solo display esterno, come avviene per gli iPad Pro con chip A-series.
I vantaggi: efficienza, silenzio, autonomia
Tutto questo ma il vero punto di forza dell’A18 Pro è l’efficienza energetica. Nasce per un iPhone, dove l’autonomia è tutto. In un portatile, questo si traduce in consumi ridotti, calore minimo e niente ventole. Il nostro MacBook SE potrebbe quindi essere sottile, leggero e totalmente silenzioso, perfetto per chi cerca portabilità e semplicità.
Questo lo rende anche economicamente interessante per Apple: l’A18 Pro è stato già prodotto su larga scala, con costi ottimizzati, e l’assenza di un sistema di raffreddamento attivo semplifica l’assemblaggio e riduce i margini di errore.
Dal punto di vista delle prestazioni, il nostro MacBook economico possiamo quindi immaginarlo come un MacBook Air M1, quello con il chip che ha segnato l’ingresso di Apple nel mondo dei Mac con processori ARM. Come abbiamo visto, nei benchmark, l’A18 Pro supera l’M1 in single-core, lo eguaglia in multi-core e lo batte anche sul fronte grafico.
Anche se rispetto a M2 e M3, resta indietro per numero di core, potenza multicore e capacità grafiche, vale la pena ricordare che, a distanza di quasi cinque anni dal lancio, sono ancora moltissimi gli utenti che utilizzano ogni giorno Mac con chip M1 – MacBook Air, Mac mini, iMac – senza alcun segnale di affaticamento.
A conferma di quanto sia ancora attuale quella fascia di prestazioni, basta guardare al mercato: su Amazon, il MacBook Air con chip M1 è ancora in vendita a cifre spesso inferiori ai 600 euro. Si tratta di un portatile uscito nel 2020, ma che continua a offrire un’esperienza d’uso soddisfacente, silenziosa e perfettamente adeguata alle esigenze di una larga fascia di utenti.
Lancio in primavera 2026
Secondo Bloomberg, il MacBook low cost è già entrato nella fase di test e di avvio della produzione con i fornitori asiatici. La produzione di massa sarebbe prevista per la fine del 2025, con il lancio commerciale fissato per la prima metà del 2026.
Una finestra perfetta per intercettare il nuovo anno scolastico e le campagne d’acquisto delle istituzioni educative negli Stati Uniti.
Se i tempi saranno rispettati, il primo MacBook davvero accessibile della storia di Apple potrebbe arrivare nei negozi tra la primavera e l’estate del prossimo anno.
È questa del resto la data in cui negli USA le scuole pianificano gli acquisti del materiale scolastico per il successivo anno didattico.
Il prezzo
Il prezzo sarà uno degli elementi chiave del successo di questo MacBook SE. Secondo le stime più attendibili, il nuovo portatile dovrebbe partire da 599 a 699 dollari negli Stati Uniti, una cifra che in Europa potrebbe tradursi in circa 700-800 euro.
Se confermato, rappresenterebbe il punto d’ingresso più basso nella gamma Mac da oltre un decennio, riportando Apple in una fascia di mercato oggi presidiata da Chromebook e notebook Windows economici.
Un posizionamento che non punta solo al pubblico consumer, ma soprattutto al mondo dell’istruzione, dove la Mela ha sempre avuto un forte interesse strategico.
Conclusione: pro, contro e il pubblico giusto
Per chi non lavora con software creativi o flussi professionali, l’M1 resta più che adeguato. Se l’A18 Pro può offrire un’esperienza simile, come i dati sembrano suggerire, è lecito pensare che un MacBook SE basato su questo chip possa coprire le esigenze di una larga fascia di pubblico, senza dare l’impressione di essere una macchina “sacrificata”.
Pro
Tra i vantaggi tecnici principali vanno sicuramente citati il prezzo accessibile, le prestazioni in single-core molto vicine a quelle dei Mac con M1, la presenza della Neural Engine di recentissima generazione (utile per Apple Intelligence), e la possibilità di differenziare il prodotto anche sul piano estetico, con colorazioni più vivaci e un design leggero e portatile.
Contro
Tra i limiti, invece, peserebbero l’assenza del supporto Thunderbolt, la probabile mancanza di output per display esterni, una RAM non abbandondate (8 GB al massimo 12 GB) e una potenza multicore lontana dai chip desktop più recenti.
Chi potrebbe comprarlo?
Il MacBook SE, se davvero arriverà, parlerà quindi un pubblico molto preciso: chi vuole un portatile Apple semplice, leggero e portatile, da usare sul divano, in cucina o durante una lezione all’università.
Persone che non collegano mai un monitor esterno, non hanno bisogno di fare editing video, non useranno mai la porta USB-C per altro che non sia la ricarica.
Chi non dovrebbe comprarlo?
Una machina simile non è certamente pensata per chi fa uso intensivo del processore, sfrutta più core in parallelo o lavora con applicazioni creative e pesanti. Manca il supporto a Thunderbolt, e non è detto che possa collegarsi nemmeno a un secondo monitor esterno: un limite importante per chi lavora con più finestre o ha una postazione fissa articolata.
Anche la quantità di RAM potrebbe essere un freno: se Apple dovesse scegliere di mantenere gli 8 GB degli iPhone per contenere i costi, sarebbe una scelta che guarda al risparmio, non alla longevità.
In un momento in cui la linea M parte da 16 GB, tornare indietro potrebbe penalizzare chi cerca un computer da tenere a lungo o da passare a qualcun altro in famiglia.
Conclusioni
A questo punto possiamo identificare chi sia il cliente tipo del MacBook economico Uno studente, un utente casuale, un professionista che ha già un desktop ma vuole un secondo dispositivo Apple da portare in giro.
Oppure, più semplicemente, chi ha un iPhone, un iPad e vuole un Mac con cui sincronizzare tutto, spendendo poco. Una macchina pensata per essere silenziosa, leggera, sempre connessa e pronta a funzionare anche con le prossime versioni di macOS — proprio come è successo con i primi Air con chip M1.
Se posizionato con intelligenza, questo MacBook SE potrebbe diventare quello che l’iPhone SE e vuole essere oggi iPhone 16e quel che è stato nel mondo smartphone: il punto d’ingresso perfetto nel mondo Apple, senza per forza accettare compromessi sull’esperienza d’uso.
Per Apple rappresenterebbe un punto di svolta per Apple o forse un ritorno al passato. Un progetto per abbassare il prezzo d’ingresso all’ecosistema Mac e allargare la base installata. Quel che fece moltissimi anni fa l’iMac trasparente. Una macchina che oggi potrebbe aumentare il valore generato dai servizi, ovvero dove Apple guadagna di più.















