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Addio modem, quando navigare su Internet faceva rumore

America Online ha scelto il 30 settembre 2025 come data per spegnere definitivamente i suoi server dial-up, la batteria di modem, commutatori di rete e servizi di fonia analogico-digitale che davano gambe al “vecchio” modo di connettersi a Internet. Ma in realtà sta chiudendo molto più di un servizio tecnico obsoleto. Sta sigillando per sempre un capitolo fondamentale della storia digitale, quello stesso capitolo che aveva aperto negli anni Novanta portando milioni di persone a scoprire internet per la prima volta.

Ce lo ricordiamo tutti perché viene evocato spesso su Internet, nei podcast, nei programmi radio e televisivi. È il rumore della connessione analogica fatta con un modulatore-demodulatore accoppiato a una linea in fonia. Quel suono stridente del modem che negoziava la connessione, quel fischio elettronico che precedeva ogni sessione online. Ecco, tra poco diventerà solo un ricordo nostalgico per una generazione intera. AOL non sta semplicemente dismettendo una tecnologia superata: sta certificando ufficialmente la fine dell’era pionieristica del web.

Quegli ultimi 160mila utenti americani e canadesi che ancora utilizzano il servizio dial-up non sono semplici ritardatari tecnologici. Rappresentano piuttosto gli abitanti di una frontiera digitale dimenticata, quella delle zone rurali dove la banda larga fatica ancora ad arrivare per ragioni economiche o geografiche.

Per loro, AOL e il suo servizio dial-up era rimasta l’ultimo ponte verso il mondo connesso, l’ultima possibilità di partecipare alla rivoluzione digitale senza dover affrontare costi ben più elevati di una connessione satellitare residenziale (o trasferirsi in città). La dismissione del servizio non è quindi solo una decisione aziendale, ma una piccola tragedia sociale che lascia indietro chi era già ai margini della società dell’informazione.

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Immagine dal sito worldpopulationreview.com

Il gigante che creò internet di massa

È un traguardo simbolico, come abbiamo detto, ma anche infrastrutturale ed economico. Quello che fa America OnLine lo stanno già facendo tutti gli altri provider del pianeta. Italia inclusa, che ha chiuso le connessioni dial-up già da qualche anno. Però con AOL, a parte la visibilità in quanto grande e storica “madre” della prima internet, c’è di più.

Infatti, AOL non è stata semplicemente un fornitore di connettività: è stata l’architetto di una visione particolare di internet. Mentre i tecnici delle università sviluppavano protocolli aperti e browser sempre più sofisticati, AOL costruiva il primo grande “giardino recintato” della rete. I suoi CD-ROM distribuiti gratuitamente nelle cassette postali americane (successe poi la stessa cosa qualche anno dopo anche in Italia, con i nostri provider) promettevano un accesso semplificato e guidato al cyberspazio, eliminando le complessità tecniche che terrorizzavano gli utenti comuni.

L’azienda americana trasformò internet da un territorio per smanettoni e accademici in un parco giochi per famiglie, creando comunità virtuali, chat room e servizi di posta elettronica che anticipavano i social network di oggi. Era un ecosistema completo e autosufficiente che faceva della semplicità d’uso il suo principale punto di forza.

Il modello AOL funzionò straordinariamente bene fino a quando la banda larga non cambiò le regole del gioco. L’azienda che aveva dominato l’era del dial-up si trovò improvvisamente tagliata fuori dalla rivoluzione broadband, controllata dalle compagnie telefoniche tradizionali, che non avevano alcuna intenzione di condividere le loro infrastrutture.

La fusione con Time Warner, celebrata come il matrimonio del secolo tra vecchi e nuovi media, si rivelò un disastro epocale che bruciò miliardi di dollari e distrusse il loro valore azionario. AOL passò dall’essere il simbolo della new economy al caso di studio sui pericoli dell’hubris tecnologica, trascinando con sé i sogni di una generazione di investitori e utenti.

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Immagine creata con Microsoft Designer

L’eredità volatile del mondo digitale

La chiusura del dial-up AOL ricorda drammaticamente quanto sia fragile la memoria digitale. A questo vecchio cronista, che “copre” il settore della tecnologia dagli anni Novanta e che ha avuto modi di scrivere il nome di AOL oramai migliaia di volte, non capita più da parecchio tempo di trattare delle sorti della vecchia azienda. L’ultima volta era accaduto nel 2017 con AOL Instant Messenger, quando l’azienda americana spense uno dei primi servizi di messaggistica istantanea della storia. Come allora, anche questa volta si perdono per sempre tracce di conversazioni, connessioni umane e piccoli pezzi di vita quotidiana.

Con AIM le chat room erano il luogo dove si formavano le prime amicizie online, i forum dedicati a hobby di nicchia, i gruppi di discussione che precedevano Facebook. Con la chiusura del 2017 tutto è svanito nel nulla, come accade sempre più spesso nella parte abitata della rete quando qualcuno decide di girare l’interruttore da “on” a “off”. Non esistono musei digitali capaci di preservare questi frammenti di cultura popolare, né archivi che documentino come la gente comune viveva i primi anni di internet.

Questa volatilità del digitale è forse la lezione più amara che emerge dalla fine del dial-up. Mentre i libri resistono per secoli e i film si possono restaurare, i servizi online dipendono interamente dalla volontà e dalle capacità economiche di chi li gestisce. Una generazione di utenti ha costruito identità, relazioni e memorie su piattaforme che oggi non esistono più, lasciando vuoti incolmabili nelle biografie digitali di milioni di persone. La parte abitata della rete non viene abbandonata: semplicemente sparisce.

AOL aveva promesso di democratizzare l’accesso all’informazione, ma si è dimostrata altrettanto effimera delle tecnologie che aveva sostituito. Il paradosso è che proprio l’azienda che aveva reso internet accessibile a tutti ora ci ricorda quanto sia precario questo mondo virtuale che consideriamo ormai indispensabile.

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Velocità Internet da mobile, in Italia inferiore ai Paesi vicini

Il futuro oltre la nostalgia

Oggi le alternative al dial-up si moltiplicano rapidamente: dai satelliti di Starlink alle reti 5G, dalle connessioni in fibra ottica ai servizi a basso costo per fasce deboli della popolazione, per andare in rete ci sono tante altre soluzioni. Il senso economico di tenere aperta una divisione modem all’interno di una azienda, peraltro non florida economicamente, semplicemente non c’è.

La tecnologia ha risolto molti dei problemi che rendevano necessario il dial-up, offrendo velocità impensabili negli anni Novanta a costi progressivamente più accessibili. Ma questa evoluzione nasconde una questione più profonda: stiamo costruendo un mondo digitale sempre più sofisticato su fondamenta sempre più fragili, dove la continuità dei servizi dipende da decisioni aziendali prese in base a logiche di profitto.

L’eredità di AOL non è solo tecnologica ma anche culturale: ci ha insegnato che il progresso digitale non è lineare né garantito, e che ogni generazione deve reinventare i propri strumenti di comunicazione perdendo inevitabilmente qualcosa per strada.

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