Quando si deve scrivere un articolo che cerchi di raccontare cosa è successo a un keynote di Apple è sempre complesso. Quanto più ricco e articolato è il keynote, quanto più è complicato il lavoro del cronista. In questo caso, visto che si parla del keynote della WWDC 2019 e quindi di un evento nel quale le novità per tutte le piattaforme software dell’azienda fisiologicamente abbondano, la cosa è veramente ricca, anzi sovrabbondante.
Dopo la lunga (più di due ore!) ma appassionante diretta di eri sera, alcune cose sono rimaste negli occhi e nella tastiera del cronista. Proviamo quindi a dare un senso, con qualche spunto: una vista d’insieme, per capire cosa sia successo.
Intanto possiamo dire che Apple ha capito che la complessità e un suo nemico e sta lavorando per semplificare e organizzare le sue piattaforme. Questo si vede sia a livello di architetture software, con la possibilità di utilizzare le app iPad come base per quelle Mac (si chiamava Marzipan, ora si chiama Catalyst) che a livello di servizi applicativi con la divisione e semplificazione di tutto quello che passava attraverso iTunes e che ora viene diviso in tre app più funzionali, con un trucco: la parte di sincronizzazione di iPad e iPhone viene infatti gestita direttamente dal Finder. Ma anche a livello di sistemi operativi, con la separazione (consensuale) tra iOS 13 e iPadOS.
Queste ultime due cose, iTunes che non c’è più e l’arrivo di iPadOS rispondono anche a un secondo macrotema: la capacità di acolto di Apple rispetto alle esigenze e richieste dei suoi utenti. Noi giornalisti e recensori di prodotti Apple dicevamo da tempo che iPad Pro ad esempio è un grande computer limitato solo da un sistema operativo ancora troppo vincolato a iPhone, come concezione. Dobbiamo ancora metterci le mani sopra, ma a quanto pare iPadOS risponde a tutto questo e molto di più. Emoziona la doppia finestra della stessa app, l’accesso al file system delle chiavette USB e hard disk esterni, persino il supporto per un mouse.
Da qui, volendo, c’è anche un altro filone molto particolare: potremmo chiamarlo “cresci bene che ripasso”. Erano le caratteristiche di iPad ma anche quelle di Apple Watch. Ebbene, adesso lo smartwatch diventa veramente un computer da braccio e con l’aiuto del machine learning, di Siri e di codice più intelligente, sarà possibile avere presto un Apple Watch che sia totalmente autonomo e svincolato da altri dispositivi. E che possa funzionare come alternativa allo smartphone tradizionale: alternativa limitata ma sempre alternartiva e non più appendice, estensione.

Ulteriore filone: Apple si sta davvero impegnando trasversalmente a portare la privacy e il rispetto degli individui a un livello inedito: lo fa su tutta la linea ma alcune delle piccole innovazioni che lancia (come il meccanismo di autenticazione semplificata e privata per i servizi di terzi) sono davvero intriganti. Speriamo attecchiscano. Le nuove mappe, potenziate e migliorate, erano necessarie.

Perché iCloud, diciamocelo, fa un po’ quel che gli pare dal punto di vista della gestione dei documenti: li sincronizza quando vuole lui ed è molto aggressivo sul Mac quando vorrebbe mettere la scrivania e la cartella documenti direttamente nel cloud. Servizi come Dropbox sono più affidabili e anche Google Drive presenta dei vantaggi in termini di funzionalità.













