Come sappiamo, Apple starebbe lavorando a un portatile economico da 599 dollari (senza tasse), un prezzo che rappresenta una rottura netta con la strategia premium dell’azienda di Cupertino. Il dispositivo userebbe un processore della famiglia iPhone, probabilmente l’A18 o l’A19, in un formato più compatto dell’attuale MacBook Air da 13,6 pollici, magari simile al MacBook 12 pollici solo con una tastiera migliore, si spera.
Questa mossa (sempre che la fiera delle indiscrezioni stia sussurando la verità alle orecchie del grande pubblico) fa ricordare ai più anziani tra gli utenti Apple due precedenti storici contraddittori: l’iBook rivoluzionario di fine anni Novanta e i netbook che Apple contribuì a far sparire con l’iPad. Un breve salto nel passato, insomma, che potrebbe aiutarci a capire la forma del nostro futuro.
Quando Apple inventò il portatile moderno
Alla fine degli anni Novanta Steve Jobs fece una scommessa: le persone avrebbero comprato più portatili che computer fissi. Apple divenne la prima grande azienda a credere nel laptop come dispositivo principale, non come semplice alternativa da viaggio al desktop. C’erano i portatili, badate bene, ma o erano ultrasottili estremamente costosi (Sony ne aveva alcuni che costavano milioni di lire) oppure erano catorci di plastica che fischiavano con ventole sovradimensionate e avevano una batteria che durava venti minuti.
L’iBook del 1999 rappresentò una rivoluzione: design colorato, maniglia per trasportarlo, costruzione solida ma accessibile. La presentazione rimane leggendaria, con Phil Schiller che saltò su un materasso per dimostrare la robustezza del dispositivo e Jobs che ci passò attorno un hula hoop per evidenziare l’assenza di cavi. Poi, dopo l’esercizio di stile di Ive con la forma a conchiglia, fece seguito il modello che ha cambiato per sempre il mondo: l’iBook bianco, con schermo da 13 pollici e scocca in polimero plastico semitrasparente che è stata la scelta obbligata per almeno tre generazioni di utenti Apple. Era l’alternativa all’iMac.
Quella scommessa si rivelò vincente e trasformò l’industria. I portatili divennero il prodotto principale, non più una nicchia per professionisti in movimento. Apple aveva capito prima degli altri che la mobilità sarebbe diventata fondamentale. Il successo dell’iBook aprì la strada ai PowerBook e poi ai MacBook e successivamente ai MacBook Air, dispositivi che ridefinirono cosa potesse essere un computer portatile in termini di leggerezza, autonomia e usabilità.
L’epoca breve dei netbook
Apple però non ha certamente inventato il portatile moderno. C’è un passaggio che non va dimenticato. Tra il 2007 e il 2010 esplose il fenomeno dei netbook. L’ASUS Eee PC fu il primo: schermo da 7 o 10 pollici, processore Intel Celeron M deliberatamente sottoclockato a 630 MHz per consumare meno energia. Il primissimo obiettivo era dare una macchina Linux ai bambini dei paesi africani e del subcontinente indiano.
Era stato il genio visionario di Nicholas Negroponte, all’epoca a capo dei Media Lab del Mit di Boston, a indicare la strada con gli OLPC: diamo un computer a quei ragazzi poveri e in una generazione avremo cambiato il mondo. Solo che i computer portatili super low cost OLPC (con tanto di manovella, processore Arm e sistema operativo gratuito basato su Linux) fecero furore in America e in Europa, dove c’era altrettanta fame di computer portatili da 100-200 dollari anziché da mille. Contemporaneamente una opportunità di mercato e un rischio per Microsoft. Che infatti colse subito l’occasione, con la collaborazione di una vecchia amica.
Fu infatti Intel a dare il via alla rivoluzione, con la famiglia Atom, processori dedicati specificatamente a questi dispositivi ultraportatili ed economici, in un tentativo di competere con l’architettura ARM che stava conquistando il mercato mobile. I prezzi erano bassissimi, tra 200 e 385 dollari a seconda delle configurazioni, ma la qualità rimaneva mediocre e l’esperienza d’uso spesso frustrante. Plastica scricchiolante, tastiere agghiaccianti, schermi impossibili.
La fine dei netbook arrivò rapidamente. Nel 2010 Apple presentò l’iPad, che iniziò immediatamente a erodere il mercato di questi dispositivi. Per molte delle attività tipiche dei netbook, come navigare sul web, controllare la posta elettronica o usare i social media, l’iPad si rivelò una soluzione superiore. Accoppiato a una tastiera Bluetooth, offriva anche discrete capacità di produttività, purché le aspettative rimanessero contenute. Alla faccia di chi sostiene che l’iPad non ha avuto un vero scopo.
Apple come killer involontario di una categoria
Nel giro di tre anni i netbook sparirono completamente. Nel 2012 i tablet avevano superato i netbook nelle vendite, e nel 2013 la categoria era sostanzialmente morta. Apple divenne il killer involontario di un intero segmento di mercato. Venne aiutata anche dai Chromebook, che contribuirono anch’essi alla fine delle vecchie macchinette. Il paradosso è evidente: l’azienda che aveva scommesso sul portatile contribuì a eliminare una sua evoluzione economica sostituendola con un tablet.
La ragione del successo dell’iPad rispetto ai netbook stava nella qualità dell’esperienza. Dove i netbook offrivano prestazioni mediocri in un formato laptop compromesso, l’iPad forniva un’interfaccia fluida e intuitiva. Il touch screen si rivelò più adatto per il consumo di contenuti rispetto alle tastiere minuscole e ai trackpad poco precisi dei netbook. Apple aveva ancora una volta dimostrato che la qualità dell’esperienza conta più del prezzo basso.
Il ritorno del formato netbook
Fin qui, la storia. Adesso, siamo al confine tra cronaca e fantasia. È vero che sta arrivando un nuovo computer prodotto da Apple? Così dicono gli oracoli in rete. Il nuovo MacBook economico che Apple starebbe sviluppando presenta caratteristiche sorprendentemente simili ai vecchi netbook. Un portatile piccolo ed economico con chip derivato dal mobile: questa è esattamente la definizione di netbook. Ovviamente Apple non userà mai questo termine, troppo associato a prodotti di bassa qualità. Ma la sostanza rimane: un dispositivo con prestazioni sufficienti per navigazione web, posta elettronica e produttività leggera, inadatto però a compiti pesanti come video editing o gaming.
La differenza fondamentale starà nella qualità costruttiva e nel design, elementi che Apple non ha mai compromesso. Lo schermo avrà una risoluzione inferiore rispetto ai modelli premium, ma il dispositivo non sarà semplicemente un MacBook Air in una scocca di plastica economica. L’azienda promette un design completamente nuovo, probabilmente con dimensioni attorno agli 11 o 12 pollici, simili ai vecchi MacBook Air più compatti o al MacBook 12. Il formato tradizionale del laptop risponde alle esigenze di chi non riesce ad adattarsi alla combinazione di iPad e tastiera.
Le ragioni di una scelta apparentemente controintuitiva
Diversi fattori spiegano questa mossa strategica. La prima delle quali, ovviamente, è economica: c’è un mercato per questo prodotto. Il MacBook Air con chip M1 continua a vendere molto bene nei canali di distribuzione di massa come Walmart, dimostrando che esiste domanda per Mac più accessibili. L’economia della supply chain favorisce l’uso di processori iPhone, ormai potentissimi e adatti anche ai laptop. Si tratta di un’inversione del percorso seguito da Intel: invece di portare i chip desktop nel mobile, Apple porta i chip per il mobile nel desktop.
I processori della famiglia “A” (quelli degli iPhone) hanno raggiunto livelli di prestazioni che pochi anni fa sembravano impossibili per chip progettati per smartphone. L’A18 offre potenza più che sufficiente per la maggior parte degli utenti, con consumi energetici ridottissimi che garantiscono autonomie eccezionali (anche se poi il multitasking potrebbe avere impatti devastanti, ma lo vedremo). Questa evoluzione tecnologica rende possibile un MacBook economico senza compromettere l’esperienza d’uso come accadeva con i netbook.
La gamma di prodotti Apple appare oggi meno definita rispetto al passato. Un tempo ogni dispositivo aveva uno scopo chiaro e una collocazione precisa nella lineup. Era la famosa matrice 2×2: un fisso e un portatile per gli utenti consumer e un fisso e un portatile per gli utenti pro. Questo nuovo modello potrebbe chiarire o confondere ulteriormente la situazione già piuttosto confusa. Se riuscirà a catturare lo spirito dell’iBook originale, senza le scelte estetiche discutibili del modello a conchiglia colorata, potrebbe rappresentare un ritorno alle origini per l’azienda.
Il cerchio si chiude
Apple torna così alle origini, reinventando paradossalmente la categoria che aveva contribuito a eliminare. La differenza cruciale rispetto ai netbook starà nella qualità: non dispositivi economici ma MacBook accessibili, con l’attenzione al dettaglio e all’esperienza utente che contraddistingue l’azienda. Un cerchio che si chiude: dal pioniere dei portatili al killer dei netbook fino al loro successore spirituale, ma con la qualità che solo Apple sa garantire.
Resta da vedere come il mercato accoglierà questa resurrezione. iPad e MacBook Air hanno ormai conquistato posizioni solide rispettivamente nel segmento tablet e in quello dei portatili premium leggeri. Il nuovo dispositivo dovrà trovare il proprio spazio senza cannibalizzare i prodotti esistenti. Se Apple riuscirà nell’impresa, dimostrerà ancora una volta la capacità di reinventare categorie che altri considerano morte.

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